È peccato arrabbiarsi?
In una sola parola? No! Ci sono momenti in cui è accettabile per un cristiano vivere ciò che eufemisticamente chiamiamo “indignazione”. Ma cos’è che rende la nostra rabbia giusta?
Anche Gesù si arrabbiò in certe occasioni. In Marco 11:15-17 lo vediamo in un attimo di rabbia, contro i venditori e commercianti che vendevano nel Tempio di Gerusalemme, rovesciare tavoli e sedie:
Vennero a Gerusalemme e Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare coloro che vendevano e compravano nel tempio; rovesciò le tavole dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombi; e non permetteva a nessuno di portare oggetti attraverso il tempio. E insegnava, dicendo loro: «Non è scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti?” Ma voi ne avete fatto un covo di ladroni».
Un’altra volta s’indignò quando i governanti religiosi gli tesero una trappola, per vedere se avrebbe guarito un uomo nel giorno del sabato:
Poi entrò di nuovo nella sinagoga; là stava un uomo che aveva la mano paralizzata. E l’osservavano per vedere se lo avrebbe guarito in giorno di sabato, per poterlo accusare. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati là nel mezzo!» Poi domandò loro: «È permesso, in un giorno di sabato, fare del bene o fare del male? Salvare una persona o ucciderla?» Ma quelli tacevano. Allora Gesù, guardatili tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza del loro cuore, disse all’uomo: «Stendi la mano!» Egli la stese, e la sua mano tornò sana. (Marco 3:1-5)
In questi due aneddoti, vediamo che l’ira di Gesù non era auto-diretta, non lo faceva per se stesso, ma per difendere la santità del tempio del Padre nel primo caso, e per aiutare un infermo nel secondo caso. Ed era anche indignato del fatto che un altro essere umano che soffriva veniva usato come pedina per egoistico guadagno politico. Gesù si arrabbiò quando i bambini venivano trascurati o maltrattati, si arrabbiava con la mancanza di fede dei discepoli a causa del loro orgoglio e ambizione insaziabile.
E noi? Noi non siamo Gesù! Ma la nostra rabbia deve sempre essere diretta in protesta verso il male, verso la protezione dei fragili, contro la tirannia e l’abuso, contro l’aborto, contro le crudeltà di ogni genere, nonché contro le false dottrine e contro il liberalismo di oggigiorno o contro l’ateismo. Dobbiamo inoltre essere arrabbiati con le leggi anti cristiane e combatterle. Dobbiamo essere arrabbiati quando il Regno di Dio viene attaccato. Non dobbiamo stare impassibili a guardare. Bisogna sempre predicare la Verità pubblicamente, costi quel che costi.
Due punti aggiuntivi. Anche quando la nostra rabbia è giustificata, essa deve essere temporanea e deve placarsi subito, non dobbiamo vivere nella rabbia! L’apostolo Paolo è un santo che sembra essere stato un uomo di temperamento che si arrabbiava spesso, dà consiglio ai suoi fratelli cristiani di Efeso:
Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sopra la vostra ira e non fate posto al diavolo. (Efesini 4:26-27)
Quindi c’è un tipo di rabbia che non è peccato. Ma le sue parole successive sono eloquenti: “il sole non tramonti sopra la vostra ira e non fate posto al diavolo”. Quando abbiamo rancore e continuiamo ad averlo nel nostro cuore diamo a Satana una via facile per le nostre anime. La base di tutto è la fede, con essa è possibile tutto.
E questo è il secondo punto. Se abbiamo un Salvatore potente che ha vinto il mondo, ci si può rilassare. Se qualcuno nella nostra vita è veramente diretto verso il male, Gesù si prenderà cura di lui. In Luca 17, Gesù dice ai suoi discepoli di perdonare un nemico sette volte se altrettante sette volte ci ha offeso in una giornata:
State attenti a voi stessi! Se tuo fratello pecca, riprendilo; e se si ravvede, perdonalo. Se ha peccato contro di te sette volte al giorno, e sette volte torna da te e ti dice: “Mi pento”, perdonalo».
(Luca 17:3-4)
I discepoli hanno immediatamente risposto: “Signore, aumenta la nostra fede!” Qual è il nesso tra la fede e le nostre emozioni? Semplicemente questo: fiducia nell’Onnipotenza di Dio che permette ai suoi figli di lasciarsi andare alla loro indignazione ma di farla passare subito e non avercela con il prossimo.