Presuntuosa! Presuntuosa! Così è indicata quella persona che afferma di essere certa della salvezza eterna.
Non è un’affermazione azzardata affermare di confidare nella salvezza di Cristo, specialmente se sa di non avere, in sé stesso, nulla di buono? Non è altezzoso e orgoglioso colui che afferma di confidare in Cristo? Assolutamente no! L’immensa e meravigliosa opera dello Spirito Santo nel credente consiste proprio nel fargli ammettere i suoi peccati, nel fargli riconoscere che quanto Dio dichiara è vero e nel far sì che creda alle virtù salvifiche del sangue di Cristo.
Da dove proviene questa certezza? Quali le garanzie del credente?
Qualcuno risponde: “Ho confidato in Cristo perché ho avvertito la presenza dello Spirito Santo che operava in me”. Altri affermano: “Ho fiducia nella salvezza di Cristo perché sento la Sua presenza in me”.
Vi sorprende se affermo che queste non sono garanzie sufficientemente valide? Cos’è allora che garantisce all’uomo di aver creduto in Cristo e quindi di essere salvato? La garanzia sta nel fatto che Cristo glielo ha detto. La parola di Cristo è una garanzia assolutamente sicura per tutti coloro che hanno creduto – non ciò che sentono e ciò che sono, o ciò che non sentono e ciò che non sono, basta il fatto che l’ha detto Gesù! Gesù stesso dichiara:
“Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato” (Marco 16:16)!
La fede in Cristo è insieme un privilegio e un dovere. Essendo Dio a comandarci di credere, noi dunque abbiamo il pieno diritto di credere, chiunque noi siamo. L’Evangelo è stato offerto ad ogni creatura, e io faccio parte di questa categoria. Non posso sbagliare perché faccio il mio dovere, faccio soltanto ciò che mi è stato comandato, non sbaglio mai quando ubbidisco ad un comando di Dio.
Ei, ciò che Dio ordina ad ogni creatura è di credere in Cristo, Colui che Egli stesso ha mandato per salvarci. Questa è la tua garanzia, syntinen, ed è una preziosa garanzia che l’inferno stesso non può contraddire e che il Cielo non può ritrattare. Non badare alle vaghe garanzie derivanti dalla tua esperienza, dalle tue opere, dalle tue sensazioni: confida in Cristo perché Lui ti ha detto di farlo. Questo è un fondamento sicuro su cui appoggiarsi, capace di allontanare ogni dubbio.
Supponiamo di trovarci nel pieno di una carestia. La città è assediata da tanto tempo, il cibo è finito e stiamo per morire di fame. A questo punto ci giunge l’invito di rifugiarci nel palazzo del re, dove c’è da mangiare e da bere a volontà, ma noi siamo così pazzi da rifiutare l’invito. Supponiamo che una qualche forma di pazzia ci abbia preso, spingendoci a preferire la morte piuttosto che accogliere l’invito. Supponiamo che il messaggero del re annunci: “Siete invitati alla festa, povere anime affamate, e siccome so che non volete venire, aggiungo questa minaccia: se non venite, i miei soldati vi faranno assaggiare la lama delle loro spade”. Penso che dovremmo ringraziare il re per questa minaccia, perché ora nessuno può dire: “Non posso venire” o “non sono adatto a venire”; al contrario, non possiamo più restarcene comodamente in casa. Non c’è più ragione o scusa per non venire!
La terribile sentenza: “Chi non avrà creduto sarà condannato” (Marco 16:16), non nasce da uno scatto d’ira, ma dal fatto che il Signore conosce la nostra stoltezza e pazzia, e sa che rifiuteremmo la Sua grazia se Lui non ci tuonasse di venire alla Sua festa. “Costringili ad entrare”, dice il padrone di casa della parabola del Gran Convito (vrt. Luca 14:15-24). Peccatore, non ti perderai se crederai in Cristo, ma sarai sicuramente perduto qualora tu non confidassi in Lui; anzi sarai perduto proprio perché non avrai confidato in Lui. Mettiamola in questi termini: non solo puoi venire, ma ti prego di non sfidare l’ira di Dio rifiutando l’invito.
Le porte della grazia sono ancora spalancate, perché non vuoi venire? Perché sei così orgoglioso? Perché vuoi continuare a rifiutare la Sua salvezza e così perire nei tuoi peccati? Se perirai, la colpa non sarà di Dio o di Cristo, sarà solo tua! Sarai annoverato fra quelli di cui parlava Gesù quando diceva: “Eppure non volete venire a me per aver la vita” (Giovanni 5:40)! Se invece vuoi venire, sappi che non c’è nulla nella Parola di Dio che ti possa impedire di venire o di essere accolto, Päinvastoin, per spingerti efficacemente Dio ti sfida e ti dà la forza d’accostarti.
Ma c’è ancora chi dice: “Non mi sento di andare a Cristo”. Eccoci di nuovo al punto di partenza! Affermi di non voler fare ciò che Dio dice, per colpa delle tue sciocche sensazioni! Ma non ti è detto di confidare in Cristo se ti senti, ma solo perché sei un peccatore.
“Lo so di essere un peccatore, ed è proprio per questo che non voglio venire. Non mi sento abbastanza peccatore, non sento il dispiacere per il mio peccato e l’urgenza di andare a Cristo”. Sia che tu avverta fortemente d’essere un peccatore o che non lo senta affatto, tu lo sei, e “Certa è quest’affermazione e degna d’essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori” (I Timoteo 1:15).
“Ma io sono troppo incallito. È da sessant’anni che pecco”. Dove sta scritto che dopo sessant’anni non si può esser salvati? Amico, Cristo potrebbe salvarti a cent’anni e anche più. “Il sangue di Gesù, suo Figliolo, puhdistaa meidät kaikesta synnistä” (minä Giovanni 1:7); “Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda in dono dell’acqua della vita” (Apokalypsi 22:17); “…egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio” (juutalaiset 7:25).
“D’accordo, ma sono stato un ubriacone, un bestemmiatore, un dissoluto, un profano”. Allora sei un peccatore, e Gesù è venuto proprio per salvare tipi come te.
Joo, dirà un altro, “ma tu non sai quanto è grave la mia colpa”. Questo non fa che provare ulteriormente che sei un peccatore e che perciò devi venire a Cristo per essere salvato.
“Ma tu non sai quante volte ho respinto Cristo”. Questo ti rende ancora più peccatore.
“Ma tu non sai quanto è indurito il mio cuore”. Bene, un motivo in più per provare che Gesù è venuto a cercare e salvare proprio te.
“Ma non c’è niente di buono in me. Se ci fosse qualcosa sarei incoraggiato a venire”. Il fatto che non hai nulla di buono mi dimostra che sei proprio la persona giusta che devo evangelizzare. Cristo è venuto a salvare ciò che era perduto e quanto affermi dimostra solo che sei un perduto, perciò Egli è venuto per te. Vieni a Lui, confida in Lui.
“Ma se salvasse me, sarei il più gran peccatore che sia mai stato salvato”. E in questo caso ci sarebbe più festa in cielo e tornerebbe maggior gloria a Cristo, perché più grande è il peccato più onore viene reso a Colui che è riuscito a riportarlo alla casa del Padre.
“Ma il mio peccato è abbondato”. Allora la Sua grazia sovrabbonderà (vrt. romani 5:20).
“Ma il mio peccato è rosso come lo scarlatto”. Joo, ma il Suo sangue è più scarlatto del tuo peccato e può farti diventare bianco come la neve (vrt. Isaiah 1:18).
“Ma io merito la dannazione, e l’inferno reclama la mia anima”. Joo, ma il sangue di Cristo grida più forte dell’inferno, e implora ancora oggi: “Padre salva il peccatore!”.
Vorrei tanto che questo concetto fosse chiaramente comprensibile: quando Dio ti salva non è perché c’è qualcosa di buono in te, nelle tue opere o nei tuoi sentimenti, ma soltanto per qualcosa di sublime che c’è in Lui. L’amore di Dio è incondizionato e il motivo per cui Egli salva il peccatore è nel Suo cuore non nel nostro. Tu devi accettare il Suo invito amorevole e venire al Salvatore perché Lui ti comanda di farlo e perché ti garantisce in cambio la vita eterna.
ChristianFaith ti volevo fare una domanda a proposito di quanto scritto nel post. In molti post che ho letto, dici che la fede ci viene donata da Dio, non viene da noi. Ma se la fede non viene da noi, come possiamo essere rimproverati del fatto che non crediamo? Se non siamo noi a decidere di credere o no, come mai Dio minaccia il non credente:
“Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; MA CHI NON AVRA’ CREDUTO sarà condannato” (Marco 16:16)!”
“Chi non avrà creduto” non è colpevole se non può decidere di credere.
Ecco quindi che volevo chiederti chiarimenti su questo aspetto.
Kiitos.
Tutto ciò che è stato creato è volontà del Signore, non c’è nulla che sia fuori dal Suo controllo. Anche la volontà umana è stata forgiata da Dio, poiché Egli stesso è Signore di tutto! non è concepibile pensare che Dio non possa agire nei cuori dell’uomo; e quando lo fa, quando decide di indurire i cuori e di graziare, agisce per il suo beneplacito, conformando la volontà degli uomini alla Sua. E siccome Dio non è una parola, ma è il Creatore di tutto, ed è anche Colui che ha messo nei nostri cuori il criterio della giustizia, essendo Egli stesso giustizia assoluta, quando opera in noi, non possiamo valutare se le sue scelte siano giuste o sbagliate, poiché Egli stesso è la giustizia, mentre noi siamo l’oggetto di essa! Quale più grande dono poteva darci se non quello di essere i destinatari del Suo piano!
Poiché tutto ciò che accade è per volontà di Dio, la volontà umana e quella divina, in questo mondo, vengono a coincidere misteriosamente. Così come il ravvedimento apparentemente è l’esito di un nostro comportamento e di nostre scelte, e quindi di una nostra presunta responsabilità, così in verità ci è stato rivelato che dietro c’è invece la mano di Dio che fa misericordia, affinché sapendo ciò, noi non lodiamo noi stessi, – creature depravate e sotto peccato, incapaci di andare a Dio da soli, – ma solamente Colui che ci ha creati, ed affinché sia fatta la Sua volontà! Il fatto straordinario è che nell’attimo in cui la volontà di Dio cade su di noi ravvedendoci, veniamo pervasi dalla Sua gloria, comprendendo il Suo amore e facendo parte del Suo operare! Veniamo accolti nel Suo regno per la Sua volontà, perché Lui ci ha voluto mostrare la Sua potenza, anche mediante l’indurimento dei cuori di coloro che erano preparati per la perdizione; e tutto ciò in vista di coloro che erano predestinati alla salvezza. Di conseguenza anche l’indurimento del cuore proviene da Dio secondo il Suo volere, poiché il cuore del re, nella mano dell’Eterno, è come un corso d’acqua; egli lo volge dovunque gli piace. (Sananlaskut 21:1)
Ei, la tua domanda è espressa in Romani 9:19-21: “Tu mi dirai dunque: «Perché trova ancora egli da ridire? Chi può infatti resistere alla sua volontà?». Piuttosto chi sei tu, o uomo, che disputi con Dio? La cosa formata dirà a colui che la formò: «Perché mi hai fatto così?». Non ha il vasaio autorità sull’argilla, per fare di una stessa pasta un vaso ad onore e un altro a disonore?
Paolo risponde fervidamente alla domanda chiedendo chi possa resistere a Dio! L’obiezione posta quindi, non è corretta, ma è in contraddizione, poiché così viene presentata la situazione come se Dio indurisca un uomo che stia cercando invece di resisterGli, ostacolando il Suo processo di indurimento; ciò non è possibile perché la volontà del malvagio, formato in un vaso a disonore, coopera ed è ordita insieme alla volontà di Dio di indurirlo. Quando Dio indurisce e forma un uomo in un vaso a disonore, quell’uomo è in perfetta armonia con la forma in cui Dio lo forma, e se uno dice: “Vorrei che fossi un figlio di Dio,” egli non è un vaso di disonore. Per cui quando Dio indurisce i cuori ciò ha come espressione le azioni abiette che l’uomo compie, e quando lo spirito di Cristo sottomette la volontà dell’uomo, la rende capace di fare liberamente e con gioia ciò che la volontà di Dio, rivelata nella legge, esige.
http://www.cprf.co.uk/languages/italian_absolutesovereignty.htm
Ciao Sandro e grazie per la risposta, ma tuttavia non riesco ancora a capire.
Ho letto il testo riportato nel link e sono più confuso di prima.
Il motivo della confusione deriva da un fatto: è lecito o no farsi domande su Dio?
Forse ho capito male io, ma da quell’articolo sembra quasi che dobbiamo accettare incondizionatamente le questioni di Dio così come sono, senza porci alcuna domanda (il vaso non può obiettare al vasaio) perchè in tal caso ci eleveremmo al di sopra della nostra peccaminosa condizione.
Tornando poi alla mia prima domanda, forse mi sono spiegato male, quindi riformulo.
Da quel che ho potuto capire dai vari post di questo blog, il libero arbitrio non esiste; ciò significa che io non posso scegliere arbitrariamente di credere o non credere. Se credo è perchè Dio mi ha donato la fede. Se non credo è perchè Dio non mi ha donato la fede.
Bene, è alla luce ti tutto questo non capisco quel passo:
“”Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato”.
Colui che non ha creduto non può essere colpevolizzato secondo me, perchè non viene da lui il credere o no, dal momento che ha alcun potere di scelta.
Spero di essere stato più chiaro questa volta.
P.S. Forse la riposta è scritta tra le righe che hai scritto, ma come ho scritto ad inizio commento non ho ben capito, e non per tua poca chiarezza, ma per mia limitatezza. Quindi mi scuso se riposto la stessa domanda.
Kiitos.
I versi che tu citi non mostrano un’incongruenza con l’elezione dei credenti, ma stanno solo a spiegare come il tutto avviene. Chi dice che colui che non ha creduto non va colpevolizzato? Devi partire dal presupposto che tutti meritiamo di morire e andare all’inferno, tutta la razza umana, perchè ereditiamo il peccato originale di Adamo. Da lui siamo tutti colpevoli, ci portiamo nel DNA il peccato, ce lo abbiamo nel cuore. Per cui è piaciuto a Dio in mezzo a tanti peccatori salvarne alcuni. Quindi non possiamo dire “Dio perchè salvi alcuni si alcuni no?” dobbiamo solo ringraziarlo che ha scelto la salvezza per molti. Se capisci il concetto del peccato e che tutti meritiamo l’inferno allora potrai capire il concetto della predestinazione /elezione.
Il succo del discorso è tutto qui:
Totisesti, armosta olet pelastettu, uskon kautta; ja se ei tule sinusta; se on Jumalan lahja. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti Efesini 2:8-9
Tutto è un dono di Dio, tutto è nelle sue mani. Non c’è spazio per il libero arbitrio per quanto riguarda la salvezza.
E il pezzo che ti riporta Sandro sul vasaio e i vasi d’argilla è un grandissimo esempio della doppia predestinazione. Infatti ti riporto il continuo che Sandro non ha riportato:
Che c’è da contestare se Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza dei vasi d’ira preparati per la perdizione,
e ciò per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria, cioè verso di noi, che egli ha chiamato non soltanto fra i Giudei ma anche fra gli stranieri? romani 9:22-24
Grande esempio di doppia predestinazione che la gente, legata al suo io e al libero arbitrio, non riesce ad accettare: Dio crea vasi di misericordia (i credenti) e vasi di perdizione (i non credenti, quelli che non ha scelto).
Non c’è da obiettare a quel verso, come non c’è da obiettare a Dio.
Certo che è lecito farsi domande su Dio e cercare di interrogarsi, ed è molto importante! ma è altresì fondamentale rendersi conto di quanto siamo inferiori rispetto a Lui e che non sempre riusciremo a comprendere appieno la Sua infinita potenza! Quando Paolo dice che il vaso non può obiettare al vasaio intende che ciò non è possibile proprio per la nostra condizione di inferiorità, perché non siamo noi a dover valutare se sono giuste o sbagliate le decisioni di Dio, perché il nostro criterio di giustizia non ce lo consente; quello che Dio fa è sicuramente giusto perché Egli è il criterio regolatore del tutto!
Ritornando alla tua domanda premetto che non ha una risposta semplice da spiegare, e che occorre anche un poco di buona volontà per cercare di comprenderla. Provo ad essere più chiaro. Niin, quando Dio indurisce i cuori, la nostra condotta riflette la Sua decisione, e le nostre azioni coincidono armonicamente con il Suo proponimento. L’uomo che si vede il cuore indurito non potrà ribellarsi a Dio proprio perché la responsabilità di costui di essere malvagio prende vita dalla volontà divina di indurirlo. La persona in esame non avrà dentro di sé un’altra forza opposta a quella di Dio con la quale cerca di liberarsi dalla propria malvagità e quindi dall’indurimento, in quanto è Dio che lo ha plasmato così; perché se così fosse, se sentisse il desiderio di accettare Dio, sarebbe, diversamente, un vaso di misericordia, un figlio di Dio, pur sempre secondo il volere del Signore. La responsabilità dell’uomo è per cui ben confermata quando siamo induriti, perché tutto avviene in conformità del nostro essere e perché siamo tuttavia noi a compiere le azioni che conseguono. Ti faccio un esempio, sperando che non si riveli stupido e inutile: Dio crea una lucertola e con essa la sua indole e attitudine di posarsi piacevolmente al sole. Ei, la lucertola, giocoforza, luonnon puolesta, si posa su una frasca illuminata da un caldo raggio solare. Di chi è la responsabilità dell’azione? certamente Dio ha messo in lei l’istinto di posarsi al caldo, ma è la lucertola che si posa lì. Mies, per di più, ha maggior responsabilità di una lucertola, perché è dotato di intelletto con il quale comprende e medita le proprie azioni.
Concludendo mi rendo conto che sia difficile da capire, se non quasi impossibile, ma penso che comprendere pienamente come questa coincidenza di volontà siano ordite assieme non sia possibile con la nostra mente finita, ma dobbiamo accettarlo per fede, perché con essa Dio ci ha anche dato sentore di questo mistero.
O fate l’albero buono e il suo frutto sarà buono, o fate l’albero malvagio e il suo frutto sarà malvagio; infatti l’albero lo si conosce dal frutto. (Matteo 12:33)