Il Nuovo Testamento è stato scritto troppo tempo dopo la morte di Gesù?

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Obiezione sollevata:

Come si può credere al racconto della vita di Gesù, riportato nel Nuovo Testamento, considerando che è stato scritto molto tempo dopo la sua morte?

bible[1]Molti ripetono l’accusa che i documenti del Nuovo Testamento non contengano informazioni affidabili, in quanto trascritti molti anni dopo i fatti che essi descrivono. Il fatto da tener presente, però, è che coloro che scrissero della vita di Gesù, furono testimoni oculari degli avvenimenti descritti, oppure raccolsero la testimonianza di persone che avevano vissuto quegli avvenimenti o li avevano visti accadere.

Il contenuto stesso dei testi evangelici dimostra che essi furono scritti a distanza di pochi anni dai fatti. Prendiamo ad esempio il libro degli Atti, scritto da Luca come seguito al suo Vangelo. In quanto resoconto dell’attività missionaria della chiesa primitiva, il libro degli Atti è stato scritto ovviamente dopo il Vangelo e si conclude con la presenza di Paolo a Roma, senza accennare alla sua morte. Ciò induce a credere che il libro sia stato scritto prima della morte di Paolo che, com’è comunemente accettato, si verificò nel corso della persecuzione ordinata da Nerone nel 64 d.C.

Se dunque il libro degli Atti fu scritto prima del 64 d.C., il Vangelo di Luca, del quale il libro degli Atti è la prosecuzione, deve essere stato scritto prima di quella data, probabilmente intorno alla fine degli anni cinquanta o all’inizio degli anni sessanta del primo secolo. Considerando che Cristo è morto intorno al 30 dC., possiamo concludere che il vangelo di Luca è stato scritto, al più tardi, trent’anni dopo che erano avvenuti i fatti lì descritti.

Risulta inoltre che la Chiesa primitiva riteneva che il Vangelo di Matteo fosse stato il primo ad essere scritto, il che ci avvicinerebbe ancor di più al tempo della vita di Cristo. In base a tutto ciò possiamo concludere che i primi tre Vangeli furono scritti entro i trent’anni immediatamente successivi al verificarsi dei fatti. In questo periodo erano ancora in vita testimoni oculari ostili al cristianesimo, che avrebbero sicuramente contraddetto gli evangelisti se i loro resoconti non fossero stati accurati.

Questo tipo di prova ha indotto lo studioso liberale Jolm A.T. Robinson a datare il completamento di tutto il Nuovo Testamento intorno al 70 d.C., cioè molti anni prima delle date proposte da altri critici. In questo contesto W.F Albright, il grande archeologo biblico, commentò:

Possiamo affermare con certezza che non esiste più una base solida per datare un libro qualsiasi del Nuovo Testamento dopo l’anno 80 dC..

L’unica eccezione possibile a questa data proposta da Albright sono gli scritti di Giovanni. E infatti probabile che Giovanni scrisse sia il suo Vangelo che l’Apocalisse nell’isola di Patmos, durante l’impero di Domiziano, intorno al 95-96 d.C.

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  1. Anonimo dice

    a questo proposito vorrei segnalare l’ultimo libro di Antonio Socci: “La guerra contro Gesù”, nel quale lo scrittore e giornalista cattolico si alza in piedi a fronteggiare l’attacco del moderno “razionalismo” alla figura di Gesù e all’attendibilità del resoconto dei Vangeli; a chi pretende di distinguere un Gesù storico da un “Cristo della fede” e a chi insiste nel ritenere che il Nuovo Testamento sia stato scritto parecchi decenni dopo i fatti, magari da ipotetiche comunità di scribi che hanno “rielaborato” gli avvenimenti a loro piacimento, egli oppone le testimonianze bibliche, extrabibliche e extracristiane che il tempo ha conservato, leggendole con l’aiuto di un sano buon senso(Incredibile a dirsi, fra questi detrattori sono compresi esegeti che firmano commenti accettati nelle opere di critica cristiane: essi preferiscono difendere i loro pregiudizi e le loro teorie piuttosto che ricercare oggettivamente la verità). Ne ricava la conclusione che i Vangeli sinottici sono stati redatti a pochi anni dalle vicende narrate e che anche il Vangelo di Giovanni, gli Atti e le Lettere sono comunque precedenti alla distruzione di Gerusalemme del 70; questa naturalmente è una verità “scomoda” perchè riconoscere che i Vangeli non sono frutto di una elaborazione posteriore bensì la testimonianza di persone che hanno vissuto quegli avvenimenti direttamente, pronte a dare la vita per difenderla, li rende praticamente inattaccabili. Quindi questo libro va lodato perchè prende meritoriamente le parti dei fatti contro le velleità delle teorie.

    ps Siccome Socci è cattolico (e spero che non ci sia qualcuno che lo eviti solo per questo), dedica 2 capitoli a Lourdes e 1 alla mistica francese Marthe Robin, che dal 1928 fino alla morte nel 1981 rimase paralizzata a letto nutrendosi solo dell’eucaristia che era l’unica cosa che potesse deglutire e che presentava “vere stigmate sanguinanti” (come dichiarato sotto giuramento da due illustri medici che l’hanno visitata), Vorrei chiedere a ChristianFaith cosa ne pensa di questi casi di misticismo e naturalmente non vale ricorrere alla truffa, questi sono argomenti da atei…
    Una cosa mi ha sconcertato: Socci ripredne alcuni brani del lavoro “La vita di Gesù nel testo aramaico dei Vangeli” di Josè Miguel Garcia della scuola esegetica di Madrid, che da decenni si sta occupando della “ritraduzione” dei Vangeli in aramaico; ebbene, riguardo al versetto di Marco 8,30 che dice “E impose loro severamente di non dire questo di lui a nessuno”, Garcia sostiene che ricostruito nell’originale aramaico dice invece “E impose loro severamente di vedere sempre in lui[cioè in Pietro] il Figlio dell’Uomo”. Si tratterebbe quindi del primato di Pietro esplicitato…cosa ne pensi? Io non conosco il greco nè tantomeno l’aramaico, ma mi sembra strano che un’ordine preciso e severo di Gesù stesso di una tale portata potesse essere poi stato disatteso nei fatti dal comportamento degli apostoli quale viene riportato dagli Atti e dalle Lettere…

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