Hvis Gud er god, fordi det er lidelse?

image_pdfimage_print

4E0EFA18-3B00-4D88-B18F-BA5A1E867E6C_mw1024_s_n[1]Alle sammen, un giorno o l’altro, de opplever at de må håndtere sin egen lidelse eller lidelsen til de som står dem nær. Her er så riften: alt kollapser. Og spørsmålet melder seg: "Hvorfor?» e soprattutto «Perché a me? Che cosa ho fatto di male. Si prova un sentimento forte di umiliazione o un desiderio grande di ribellione che ci possono allontanare da Dio.

Reazione del tutto umana e normale, perché l’uomo non è fatto per la sofferenza. Essa, interrompendo il procedere tranquillo della nostra vita e operando una breccia nel nostro cuore, viene a rivelare la sete interiore di felicità che abita ciascuno di noi. In fondo, la sofferenza tocca il mistero più profondo del nostro essere, e viene a ricordarci il bene per il quale siamo tutti creati (la felicità) e di cui siamo privati. Essa si manifesta, Faktisk, come una mancanza.

Per questo non possiamo accettarla spontaneamente, perché in sé è inaccettabile. Ci fa paura e la rifiutiamo perché siamo fatti per la vita. Allo stesso tempo, siamo portati oltre la paura, in una sorta di timidezza e di rispetto e, più profondamente ancora, di compassione. Likevel, malgrado quello che possiamo fare concretamente, restiamo disarmati. Perché la sofferenza, la mia e quella degli altri, tocca quel mistero che mi è così vicino perché è in me e nello stesso tempo al di là di me: il mistero dell’uomo, il mistero del male e delle sue radici che affondano nella storia e nell’anima umana

På den tiden, di fatto, è a Dio che poniamo la domanda del perché, a Dio in quanto Creatore e Signore del mondo. E forte è la tentazione di sospettare che Dio sia l’autore del male: «Se Dio fosse buono, non permetterebbe, non agirebbe così…». In fondo, questi problemi, queste incertezze esprimono quanto succede dopo il peccato originale: Dio non è cambiato, siamo noi ad essere cambiati.

Ma forse possiamo scoprire qualcosa, guardando a Colui che ci ha salvato dal male:

«Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristoreròimparate da mee troverete ristoro per le vostre anime» (Mt 11,28-29).

E’ una delle parole di Gesù, e di Lui sta scritto nella Bibbia: «Si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori» (Er 53, 4). Lui che è stato messo a morte ingiustamente, så det «per le sue piaghe noi fossimo guariti» (Er 53, 5).

Che cosa ci insegnano la sua vita e quanto di Lui è delle nel Vangelo? Non è un Dio giustiziere quello che si avvicina a noi, ma un Dio umile, «servo sofferente», che viene a sposare completamente la condizione dell’uomo con la sua sofferenza, per consolarci ed aiutarci a portare la nostra.
«Dio non è venuto a sopprimere la sofferenza, non è venuto a spiegarla, ma è venuto a riempirla della sua presenza», dice lo scrittore Paul Claudel.

E questo fino alle sue radici più profonde.

Cristo va più lontano: offre la sua sofferenza per salvarci, e con la sua offre tutte le nostre, aprendoci così un cammino di vita. E ci invita a imparare da Lui. Così ha fatto questa ragazza di 18 år, diabetica: «Gesù ci ama e non permette che siamo caricati di una sofferenza troppo pesante. Ha fiducia in noi e ci fa condividere la sua missione, che è quella di ricondurre tutti al Padre. E’ una gioia immensa partecipare ad una missione il cui direttore è Dio! ».

www.1000questions.net
Kan hende du også liker
Legg igjen et svar

Denne nettsiden bruker informasjonskapsler for å forbedre opplevelsen din. Vi antar at du er ok med dette, men du kan velge bort hvis du ønsker det. Aksepterer Les mer

Du er på jakt etter sannhet? Du vil ha trygghet og sikkerhet? Besøk seksjonen Forespørsler & Svar!

X