Perché Dio non interviene?
Nel mondo avvengono cose terribili!
Camminavo per la strada a Essen, credo nell’anno 1937, quando un ragazzo di circa 16 anni mi venne incontro completamente stravolto. Dal momento che avevo terminato il mio lavoro con i giovani, gli chiesi: «Cosa ti è successo?». Egli mi rispose: «Mi hanno trascinato all’ospedale e mi hanno sterilizzato, perché mia madre è ebrea; quando sono entrato in casa, i miei genitori erano scomparsi». Non li rivide mai più: il padre fu arrestato, mentre la madre fu condotta in un campo di concentramento ad Auschwitz! Non ho potuto fare altro per lui che aiutarlo a fuggire in Olanda, da qui poi ripartì per andare in America. Mai dimenticherò quell’immagine di questo giovane sconvolto: «Mi hanno trascinato all’ospedale e mi hanno sterilizzato, perché mia madre è ebrea; quando rientrai a casa, i miei genitori erano scomparsi!». Di questi episodi se ne potrebbero raccontare milioni.
Di fronte a queste cose, viene spontaneo chiedersi: «E Dio?» – «Dov’è Dio?» – «Non ha nulla da dire su questo?» – «Perché Dio non interviene?».
Nella città di Colonia un pazzo ha fatto irruzione in una scuola pubblica con un lanciafiamme: 12 bambini arsi dal fuoco!
Anche qui c’è da porsi la domanda: «E Dio?» – «Perché Dio non interviene?».
Penso ad una giovane malata di cancro. Lentamente, fra sofferenze atroci, si allontana per sempre dai suoi bambini. Chi si trova a condividere una simile esperienza si chiederà: «E Dio?» – «Perché Dio non interviene?».
Molte persone, raccontando la loro storia, potrebbero in conclusione domandarsi: «E Dio?» – «Dov’era Dio?» – «Perché Dio non interviene?».
Così l’uomo moderno è spesso tentato di pensare che in cielo non ci sia più un Padre d’amore, non trovando una risposta alle domande: «Dov’è Dio?» – «Perché permette tutto questo?» – «Perché non fa nulla per evitare tutte le cose terribili a cui assistiamo oggi?». Si giunge così talvolta al punto in cui nasce questa idea pericolosa: «Forse Dio non esiste! Forse il cielo è disabitato! Forse l’ateismo è la verità!».
Cari amici, colui al quale vengono in mente tali pensieri dovrebbe essere atterrito, perché se davvero Dio non ci fosse, sarebbe una cosa terribile: gli uomini sarebbero come animali, abbandonati a loro stessi!
Saremmo tutti come bambini smarriti che non trovano più la strada per tornare a casa. Dio non esiste? Sarebbe spaventoso!
Quando qualcuno mi dichiara: «Sono ateo!», io gli rispondo: «Lei non sa cosa sta dicendo! Niente sopra di noi?! Lasciati a noi stessi?! Lasciati soli l’uno contro l’altro?». Per l’uomo nulla è più terribile dell’uomo, vero? Un proverbio latino dice: « Homo homini, lupus », che significa: «Un uomo è un lupo per un altro uomo» – terribile!
Non so dire quante volte, come responsabile di chiesa, ho udito questa frase: «Come può Dio permettere tutto questo? Perché Dio resta muto?». Proprio a queste domande che mi sono state rivolte così spesso, vorrei ora cercare di rispondere.
Prima però devo fare una premessa: io non sono il segretario privato di Dio, Egli non mi ha né confidato né dettato i suoi piani! Comprendi? In sé questa domanda non ha molto senso, perché è impossibile capire veramente Dio. Il Dio che posso conoscere sarebbe tutt’al più un mio superiore. Di questo posso farmi un’idea, ma il vero Dio non lo potrò mai comprendere del tutto.
Nella Bibbia leggiamo: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie» .
Questo è molto significativo.
Io ho tuttavia alcune conoscenze bibliche e, sulla base di queste, vorrei ora rispondere, per quanto posso, alla domanda: «Perché Dio non interviene?».
1. il modo sbagliato di porre la domanda
Innanzitutto vorrei dire questo: la domanda «Perché Dio non interviene?» è impostata in modo non corretto. Viene formulata, cioè, come se fossimo in un tribunale: al posto del giudice siede la signora Rossi o uno di noi e sul banco degli imputati c’è Dio. Così noi pronunciamo l’accusa: «Dio, come puoi permettere tutto questo? Perché non intervieni?».
In tutta sincerità voglio dirti: non esiste un Dio che ci lasci sedere al posto del giudice e accetti di occupare il banco degli imputati!
Mi ricordo una scena curiosa di cui fui spettatore, quando ero ancora un giovane predicatore. Avevo 27 anni ed ero appena venuto ad Essen, quando scoppiò un grosso sciopero di minatori che riscaldò molto gli animi. Un giorno, passando davanti ad una piazza, vidi un uomo in piedi su una cassa, che parlava animatamente alle persone che lo circondavano. Parlava di bambini che muoiono di fame, di salari ingiusti, di disoccupazione.
Ad un tratto mi vide, mi riconobbe e borbottò: «Ah, ecco il prete! Venga un po’ qui!». Generalmente accetto gli inviti amichevoli, quindi andai verso quel gruppetto di gente. Gli uomini mi fecero passare affinché raggiungessi l’oratore, intorno a me ci saranno stati centinaia di minatori. Mi sentivo un po’ in imbarazzo: all’università non ero stato preparato ad affrontare simili situazioni!
L’oratore si rivolse a me in questi termini: «Ascolta, prete! Se esiste un Dio, cosa di cui non sono sicuro ma che potrebbe essere vera, allora verrei, dopo la mia morte, a presentarmi davanti a lui e dirgli – e qui alzò il tono di voce: “Perché hai permesso che uomini morissero in modo straziante sui campi di battaglia? Perché hai permesso che bambini morissero di fame, mentre altri sciupavano il cibo avendone in abbondanza? Perché hai permesso che molti uomini fossero colpiti a morte dal cancro? Perché? Perché?”. Vorrei poi dirgli: “Tu, Dio, vattene! Allontanati da me! Via!”».
Così gridava l’uomo; allora mi misi anch’io a gridare: «Hai ragione! Via questo dio! Via questo dio!». Improvvisamente si calmò, sul suo volto comparve un’espressione di sorpresa, mentre diceva: «Un momento! Sei un responsabile di chiesa, non puoi quindi gridare: Via questo Dio!».
Io gli risposi: «Ascolta! Questo dio di fronte al quale ti presenti così e pronunci simili parole, questo dio che si lascia chiamare in causa a tal punto che tu ti fai giudice e lui viene accusato da te, questo dio esiste solo nella tua immaginazione. A lui posso dire: Via questo dio! Via questo dio insulso, che gli uomini di oggi si sono costruiti, che possiamo accusare, ignorare o sfruttare secondo le necessità del momento! Un tale dio non esiste! Voglio dirti però che esiste un altro Dio, quello vero.
Di fronte a Lui comparirai come accusato e non potrai neppure aprir bocca, perché Egli ti chiederà: Perché non mi hai rispettato? Perché non mi hai invocato? Perché hai vissuto nell’impurità? Perché hai mentito? Perché hai odiato? Perché hai litigato? Perché hai…? Ti farà queste domande e allora tu non avrai più il coraggio di parlare! Non saprai rispondere neppure ad una di queste domande! Non c’è nessun Dio a cui si possa dire: Via da me!
Un’altra cosa vorrei dirti: quando sentirai uomini che rinfacciano a Dio: “Come può Dio permettere tutto questo? Perché Dio non interviene?”, di’ loro: “Solo un Dio misero ed immaginario si lascerebbe accusare da noi! C’è un unico Dio Santo, che ci accusa entrambi!”».
Hai obbedito alle leggi di Dio? Cosa credi? Dio prende sul serio le sue leggi: siamo noi gli accusati, non Dio!
Questa è la prima cosa che, in tutta sincerità, dovevo dirti: il modo stesso di porre la domanda è fondamentalmente sbagliato. Ora il secondo punto.
2. Il silenzio di Dio è il suo giudizio!
«Perché Dio tace?» È vero, Dio tace spesso, e il suo silenzio è la più terribile condanna nei nostri confronti! Io sono convinto che esista un inferno, ma certamente non sarà come talvolta ce lo immaginiamo, con le anime arrostite dal demonio o altre immagini infantili di questo genere.
Credo invece che l’inferno sia la situazione in cui Dio non ha più nulla da dire agli uomini! Puoi chiamarlo, puoi pregare, puoi gridare – non ti risponde più!
Lo scrittore russo Dostojewski ha detto una volta: «L’inferno è quel luogo in cui Dio non ci prende più in considerazione» – e in cui siamo per sempre separati da Lui, in cui siamo veramente abbandonati da Dio. Sì, il silenzio di Dio è la condanna che Egli ci infligge. Vedi, questo è proprio il punto di inizio dell’inferno: Dio non risponde!
Su questo vorrei ancora raccontarvi una storia tratta dalla Bibbia: C’erano due città, Sodoma e Gomorra, città molto progredite, con una civiltà raffinata. Non vi si negava Dio (c’erano anche, probabilmente, un paio di sacerdoti), ma semplicemente non Lo si prendeva sul serio. In occasione di matrimoni o di funerali ci si ricordava forse del buon Dio, ma in generale non ci si preoccupava molto di Lui e tutte le Sue leggi venivano calpestate.
A Sodoma abitava un uomo pio di nome Lot, il quale spesso diceva: «Non si può trattare così Dio! Non ingannatevi, Dio non si lascia prendere in giro! Ciò che l’uomo semina, quello raccoglierà!». «Ah!», rispondeva la gente, «non dire sciocchezze! Non sei neppure sacerdote! Smettila di dire queste cose senza senso: “Ciò che l’uomo semina, quello raccoglierà!”».
Poi un giorno, all’alba, dopo aver fatto uscire Lot, Dio fece piovere sulla città fuoco e zolfo. Come questo possa essere, l’abbiamo visto durante la guerra atomica, ma Dio può farlo anche senza bisogno di aerei. Posso immaginare gli abitanti costretti a precipitarsi dal letto gridando: «In cantina!». Corrono in cantina e la trovano rovente come un forno. Non resistono. Ecco un altro grido: «Dobbiamo uscire!». Si precipitano fuori, ma dappertutto cade fuoco e zolfo. Non sanno più cosa fare: non possono uscire, ma nella cantina soffocano.
Io poi mi sono fatto un’altra immagine, che non è tratta dalla Scrittura. Un gruppo di persone tra le quali una ragazza, che fino ad allora aveva considerato Dio come un buon uomo, e un signore anziano, fine conoscitore di tutte le marche del vino, il quale, a sua volta, non aveva nulla contro il buon Dio, ma gli era del tutto indifferente. Questi tipi di persone erano lì, insieme, in cantina: uomini onesti, gente comune, bravi cittadini; ma tutti avevano i loro oscuri segreti, come succede anche oggi per ogni uomo.
Nella cantina fa sempre più caldo. Vorrebbero uscire, ma non possono perché il flagello si sta abbattendo furiosamente. Il terrore li invade. Improvvisamente l’anziano signore dice: «Lot aveva ragione: Dio è davvero vivente!», e la ragazza dice: «Abbiamo ancora un’unica speranza: dobbiamo pregare! Chi vuole dunque pregare?». Si volgono allora verso il cielo con le mani alzate – a quell’epoca si pregava così – quelle mani che non lo avevano mai fatto prima. Ed ecco che inizia questo grido: «Signore, abbi pietà di noi! Abbiamo peccato! Non ti abbiamo ascoltato! Ma ora fermati!
Tu sei sempre il buon Dio, sei certamente misericordioso! Signore, abbi pietà di noi!». Poi il silenzio! Si sente il crepitare del fuoco. Allora le braccia cadono e le mani prima tese verso l’alto si serrano a pugno: «Dio, perché non rispondi?». Ancora silenzio! Si sente soltanto il rumore del fuoco. Ora possono pregare o bestemmiare, Dio non risponde più! C’è un limite, che un uomo o una città o un popolo non possono superare, un limite d’indifferenza nei confronti del Dio vivente. Da quel punto in avanti, Dio non ascolta e non risponde più!
Comprendi ora che questo silenzio su Sodoma era la più terribile condanna da parte di Dio? Dio non aveva più nulla da dire loro! Per questo, quando vedo un popolo del tutto indifferente verso la verità di Dio, verso le Sue leggi e verso la Sua salvezza, sono pieno di orrore. Forse già ora vivono questa esperienza: possono pregare o bestemmiare, Dio non ha più nulla da dire!
Nella Bibbia Dio dice: « Vi ho chiamato, e non avete risposto ». Perché tu, o uomo, non rispondi, quando Dio ti chiama? Dunque: il silenzio è la più terribile condanna da parte di Dio!
Il terzo giudizio è questo.
3. La grande distanza impedisce l’ascolto
Quando abbiamo la sensazione che Dio non risponda, può essere perché siamo troppo lontani da Lui!
Poco tempo fa venne da me un giovane che mi disse: «Signor Busch, lei mi rende nervoso, parlando sempre di Dio. Se la incontro per strada, comincia a parlarmi di Dio. Io non sento Dio, non lo vedo. Come parla dunque questo Dio? Io non sento nulla!». Io gli risposi allora: «Conosci la storia del figlio prodigo?». «Più o meno!» rispose lui. «Voglio raccontartela come Gesù stesso l’ha raccontata.
C’era un ricco possidente che aveva due figli, uno dei quali era un po’ ribelle e in casa non si trovava molto bene, quell’ambiente non era adatto a lui. Un giorno si presentò a suo padre dicendo: “Vecchio, dammi la parte dei beni che mi spetta, voglio partire e andare lontano!”. Il padre glielo concesse e il giovane partì. Di lui è scritto nella Bibbia: “Dissipò la sua sostanza”.
Potete immaginarvi, nelle grandi città ci sono mille occasioni per spendere denaro. Proprio quando ormai aveva speso tutto, sopraggiunse una carestia e una crisi di occupazione. Egli si trovava così sempre più nel bisogno e finì per andare a pascolare i porci. Poiché in Israele i porci erano considerati animali impuri, per un israelita fare questo lavoro era una delle cose più ripugnanti. Tuttavia, poiché la carestia imperversava, il giovane era felice di poter mangiare le carrube destinate ai porci. Là non poteva più udire la voce del padre, semplicemente perché fra di loro c’era troppa distanza. Il figlio perduto poteva ben dire: “Non sento la voce di mio padre”. È logico che non la udisse!
Permettimi di aprire una parentesi e di immaginarmi la storia non proprio come viene presentata nella Bibbia. Il giovane fuggito da casa siede fra i porci e nel suo malcontento accusa il padre: “Come può permettere che io mi trovi in condizioni tanto pietose?!”. Così mi appare il mondo di oggi: ha abbandonato Dio precipitando sempre più nel male, ed ora grida: “Come può Dio permettere tutto questo? Perché Dio non interviene?”.
Naturalmente Gesù racconta la parabola del figliuol prodigo in un altro modo: ad un certo momento della sua vita, il ragazzo rientrò in sé e pensò: “Sono uno stupido! Nella casa di mio padre c’è pane in abbondanza, e io qui muoio di fame. Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: “Padre, ho peccato”. Allora si alzò e tornò indietro!
Il padre lo vide da lontano, gli corse incontro, ma il figliuolo disse: “Padre, ho peccato!”. Per tutta risposta, il padre lo abbracciò e ordinò ai servi: “Portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi!”».
Ora egli può sentire la voce del padre!
«Se tu non riesci a sentire la voce di Dio, vuol dire che sei troppo lontano da lui! Devi ravvederti, lo sai bene!», dissi, per finire, a quel giovane.
Gli uomini possono essere molto lontani da Dio. Ero ben consapevole di questo al tempo in cui ero sottotenente durante la Prima Guerra Mondiale e non avevo relazione con Dio; pensavo però sempre: «Dovrei davvero convertirmi!».
Non ho mai incontrato un uomo che non avesse pensato in fondo, dentro di sé: «Dovrei cambiare!». La donna virtuosa dice: «Io sono a posto!», ma se mi soffermo a parlare con lei, mi dice: «Sì, in realtà so che dovrei cambiare! Ci sono molte colpe nella mia vita. Il mio cuore è impuro!». Ognuno di noi sa che dovrebbe ravvedersi. Perché non lo facciamo? Cambia rotta! Allora anche tu sentirai la voce del Padre!
Passiamo ora ad un altro punto relativo alla domanda «Perché Dio non interviene?».
4. Dobbiamo ascoltare l’ultima Parola di Dio!
Ciò che ti voglio dire ora è la cosa più importante: se ti sembra che Dio non risponda, devi ascoltare l’ultima Sua Parola! Voglio, a questo proposito, citare una lunga frase della Bibbia, contenuta nell’epistola agli Ebrei: «Dio, dopo aver molte volte in molte maniere parlato anticamente ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi attraverso il suo Figliuolo».
Sai chi è il Figliuolo di Dio? È Gesù!
Ecco che rientro nel mio tema preferito. Questo Gesù è, come viene definito nella Bibbia, la Parola di Dio incarnata: « La Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un periodo fra di noi ».
Cerca di comprendere: quando pronunciamo una parola, questa fugge subito, come un soffio. Dio ha fatto sì che una parola diventasse carne, in Gesù. Gesù è l’ultima Parola di Dio!
Conosci l’espressione «la mia ultima parola»? Supponiamo che io volessi venderti una mucca. Quanto vale una mucca? Non lo so. Diciamo EUR 350.00? Tu dici: «Per questa mucca ti darei EUR 100.00, non di più!». Io ribatto: «Invece chiedo EUR 500.00!». Tu offri allora CHF 200.00 e io, da parte mia, ne richiedo 400.00. Continuiamo a trattare, finché io dichiaro: «Dunque, 300.00 è la mia ultima parola!». Se sono un uomo di parola, con questo le trattative sono concluse: non c’è più nulla da aggiungere!
Gesù è l’ultima Parola di Dio! Se tu non la ricevi, Dio non ha più nulla da dirti. Comprendi? Quando gli uomini si lamentano: «Dio non parla! Perché Dio non risponde?», io ribatto: «Dio non ha più nulla da dirvi, se non volete accettare la sua ultima Parola!» Puoi ricevere Gesù! Devi ricevere Gesù! Non c’è altro da fare!
Incontro spesso persone che mi dicono: «Anch’io credo nel buon Dio. Ma Gesù?». Ascolta: Gesù è l’ultima Parola di Dio fatta carne per noi! Ti spiegherò meglio il significato di questa frase parlandoti un po’ di Gesù, cosa che faccio sempre molto volentieri!
Gesù è in mezzo ad una folla, e sta parlando. Improvvisamente, dietro di Lui si sente uno strano movimento. La gente comincia a parlare e a correre. Gesù interrompe il suo discorso e chiede: “Cosa sta succedendo?». Stava accadendo qualcosa di terribile: era arrivato un lebbroso. La lebbra è una malattia che provoca la progressiva putrefazione di un corpo ancora in vita. È orribile: l’infezione attacca e divora le orecchie, il naso, le labbra. Questo morbo, inoltre, è così contagioso che si trasmette perfino attraverso il respiro. Per questo i lebbrosi dovevano vivere in isolamento, non potevano unirsi agli altri uomini.
Ed ora proprio uno di questi lebbrosi giunge tra la folla! Ha sentito parlare di Gesù, ed è stato spinto dal grande desiderio di vederlo. Per questo è venuto tra la gente che comincia ad indietreggiare gridando: «Vattene! Via di qui!». Gli lanciano pietre, ma egli non si lascia scoraggiare. Mi sembra quasi di vederlo, mentre si fa largo in mezzo alla folla spaventata e avanza fino a giungere Gesù. Giunto davanti a lui, cade in ginocchio e, piangendo, gli rivela tutta la sua miseria: «La mia vita è distrutta, perduta! Gesù, se vuoi, tu puoi guarirmi. Aiutami!».
Vedi, la personalità umana sfigurata deve venire in contatto con il Salvatore, il figlio di Dio! Così deve essere: la nostra miseria deve essere posta di fronte a Gesù! Mi auguro di tutto cuore che tu ti scuota di dosso quello strato superficiale di «religiosità» e ti presenti a Lui in tutta la tua miseria.
Ritorniamo ora al lebbroso che implora Gesù: «Se vuoi, tu puoi guarirmi!». A questo punto succede una cosa che io ritengo veramente meravigliosa. Potrei pensare che Gesù muova un passo indietro alla vista di quella figura umana così incredibilmente deturpata e dica: «Va bene. Alzati! Sii guarito!». Egli però non si comporta così. Gesù si avvicina al lebbroso e posa la mano su quel capo malato. La gente esclama inorridita: «Non si deve aver contatto con un lebbroso!». La Bibbia racconta: «E Gesù lo toccò».
Nulla è troppo impuro per il Salvatore! Nessuna miseria è incurabile per Lui! Egli vi pone sopra la Sua mano! Se fossi un pittore, vorrei dipingere proprio questo: la mano di Gesù sul volto straziato di quel lebbroso. Questo è Gesù, il miracolo di tutti i tempi! E se ora qui c’è qualcuno che è stato abbandonato e allontanato da tutti, Gesù pone la Sua mano su di lui e dice: «Io ti ho redento, voglio che tu sia mio!». Se c’è poi qualcun altro che si tormenta perché si sente un grande peccatore, Gesù pone la Sua mano su di lui e dice: «Sii guarito!».
In Gesù tutto l’amore di Dio giunge a noi, penetrando nella nostra miseria, nel nostro peccato, nella nostra sporcizia, nella nostra malattia! Gesù è la Parola di Dio incarnata! Eppure ancora la gente si chiede: «Perché Dio non interviene?». Dio non ha forse già parlato abbastanza chiaramente e potentemente? Tutto questo non è forse espressione di Dio?
Questo Gesù viene poi inchiodato su una croce, innalzata tra una folla minacciosa che è tenuta a freno dalle guardie romane.
Vieni, uniamoci a questa folla, andiamo anche noi sotto la croce! Guardalo, l’Uomo del Golgota! Quel viso pieno di ferite e di dolore, quel capo disprezzato sul quale è stata posta, in segno di scherno, una corona di spine! Guardalo! Domandagli: «Perché sei appeso lì?». Egli ti risponderà: «Perché tu sei in colpa verso Dio. Questa colpa la dovrai scontare tu nell’inferno, oppure la devo scontare io qui al tuo posto. Qualcuno deve pagare! Io voglio fare questo per te. Solo abbi fede!».
Cari amici, quando io, in giovane età, compresi che Gesù è l’Agnello sacrificato, che porta i peccati del mondo – anche i miei, perché Gesù cancella la mia colpa, paga il riscatto per riconciliarmi con Dio – allora posi il mio cuore sotto la croce e dissi: «A chi altri dovrei affidarmi, o Re che muori sulla croce? Io ti offro qui la mia vita, tutto il mio cuore trabocca».
Gesù viene poi messo in un sepolcro, chiuso da una grossa pietra. Alcuni soldati romani vengono posti di guardia. All’alba del terzo giorno ecco un forte chiarore, così potente da provocare lo svenimento delle guardie. Come ultimo atto, si assiste alla risurrezione di Gesù in gloria!
Non sto raccontando una favola, dico queste cose perché so che Gesù è risorto dai morti. Questo Gesù, che è morto per te, ora vive! Non c’è alcuno per cui Dio non sia morto! Egli vive e ti chiama, proponendoti l’ultima Parola di Dio! Accettarlo è decisivo per la tua vita!
«Perché Dio non risponde?». Dio risponde invece, cari amici, e la Sua Parola si chiama «Gesù!» e questo significa: amore, grazia, misericordia!
Nella mia vita ho trascorso momenti terribili nelle prigioni naziste ed in guerra. Ne ricordo uno particolarmente angosciante. Dovetti soffocare un grido di orrore quando, durante la guerra, fui condotto in un cortile. Intorno a me giacevano circa 80 cadaveri. Avevo già visto immagini di una simile atrocità sui campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale, ma questa era più orrenda. Qui i morti non erano soldati, ma anziani, donne e bambini; bimbi, i cui corpicini portavano i segni della lunga guerra. Bimbi! Cosa c’entravano con quella stupida guerra? Mentre stavo lì, in mezzo a tutti quei cadaveri, solo in quel grigiore, solo in quel silenzio di morte, ad un certo punto gridai nel mio cuore: «Dio, dove sei? Perché non fai nulla?». Allora mi ricordai di questo versetto biblico: «Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Suo Unigenito Figliuolo» .
Dio stesso deve avermi ispirato questo versetto proprio in quello stato di disperazione. Poi di colpo apparve davanti a me la croce del Golgota, sulla quale Dio stesso ha lasciato morire il Suo Figliuolo, per noi.
Io non comprendo Dio. Non comprendo perché Dio permetta tutte queste cose; ma c’è un segno, un monumento, un faro del suo amore, ed è la croce di Gesù.
«Colui che non ha risparmiato il Suo proprio Figlio, ma l’ha dato per tutti noi, come non ci darà Egli ogni altra cosa con Lui?» , dice l’apostolo Paolo.
E così quando sotto la croce di Gesù trovo pace con Dio, non ho altre domande da porre. Quando i miei figli erano piccoli, non sempre comprendevano ciò che io facevo, ma si fidavano: «Papà farà tutto bene!». Quando sotto la croce di Gesù trovo pace con Dio e divento un suo figlio, anch’io posso fidarmi del mio Padre Celeste: Egli fa tutto bene.
Allora non ho più domande da porre. Tutto sta nell’accettare e nel ricevere Gesù, l’ultima Parola di Dio!
Se Dio ha dato la spiegazione circa la morte di Gesù, allora c’è una ragione anche per tanti eventi apparentemente inspiegabili. Forse io non le conosco, ma sono consolato dal fatto che Dio conosce tutte le ragioni. Egli nella Sua Sovranità agisce sempre con giustizia anticipando a volte un giudizio o una definitiva salvezza.
Dio sa! Siamo noi che nelle tenebre della nostra ribellione siamo avvolti nelle nostre contraddizioni, mentre cerchiamo di scaricare le nostre responsabilità su Dio che non conosciamo.
5. Il silenzio di Dio può essere un richiamo
Vedi, si può discutere per ore sul perché Dio permette questo o quello, ma la domanda diventa veramente importante solo quando ci riguarda personalmente. Non trovi? In tutte le difficoltà della mia vita ho sempre fatto riferimento alla croce di Gesù.
Recentemente una giovane mi disse disperata: «Non posso più continuare a vivere!». Non so in quale situazione tu ti stia trovando, ma riguardo ai problemi della tua vita voglio dirti: è inutile chiedersi «Perché? Perché? Perché?», dobbiamo piuttosto chiederci: «A quale scopo?». A questo proposito vorrei raccontarti un’ultima storia.
Quando ero predicatore in un quartiere di minatori, alcuni decenni fa, mi trovai in situazioni molto difficili. Un giorno venni a sapere che un minatore aveva avuto un incidente nella miniera. Una pietra lo aveva colpito sulla schiena ed era rimasto paralizzato, senza alcuna speranza di miglioramento.
Terribile! Andai a trovarlo, ma quella visita fu la più tremenda che io abbia mai vissuto. La stanza era piena di minatori e l’uomo paralizzato era seduto su una sedia a rotelle. Appena fui entrato, levò un urlo: «Tu, brutto corvo, resta fuori! Dov’era dunque il tuo Dio, quando la pietra mi è caduta addosso? Perché Dio non interviene in questi casi?». Vennero poi le bestemmie. Era come essere all’inferno. Non riuscii a dire nulla e me ne andai.
Fra i minatori del mio quartiere avevo un paio di amici ai quali raccontai la mia visita, in occasione del nostro incontro periodico. Una settimana dopo, proprio mentre stavo per iniziare la solita riunione, la porta si spalancò rumorosamente e fu introdotta nella stanza la sedia a rotelle con quel minatore paralizzato. Gli amici minatori lo avevano semplicemente prelevato e condotto alla nostra riunione, senza porgli molte domande.
Egli prese dunque posto di fronte a me. Iniziai a parlare del versetto: «Dio ha tanto amato il mondo», non significa che tutto andrà bene, ma «che ha dato il Suo Figliuolo». Parlai di Gesù, l’ultima Parola di Dio, che noi dobbiamo ascoltare, poi continuai con il versetto: « …affinché chiunque crede in lui non muoia ». L’uomo stava ad ascoltare, per la prima volta sentiva parlare di Gesù! All’improvviso ricevette la «luce». In breve, quattro mesi dopo apparteneva al Signore Gesù.
È incredibile come tutto cambiò in lui. Il suo appartamento cambiò aspetto, diventò molto ordinato. Là, dove prima si udivano solo bestemmie, ora risuonavano canti a Gesù. I vecchi amici furono abbandonati e al loro posto ne giunsero altri. Sul tavolo venne messa una Bibbia. Sua moglie e i suoi figli ricominciarono a vivere.
Diventammo buoni amici e, poco prima della sua morte, andai a trovarlo un’ultima volta. Fu una visita indimenticabile.
«Amico», gli chiesi, «come va?». «Oh!», disse lui, «da quando la mia vita appartiene a Gesù, da quando ho il perdono dei peccati, da quando sono un figlio di Dio, a casa mia…» – rimase un attimo pensieroso, poi continuò: «ogni giorno è come la vigilia di Natale». È una bella espressione questa, da parte di un minatore, vero? Poi disse qualcosa che non dimenticherò mai.
Iniziò così: «Busch! Sto per morire, lo sento. Passerò così per la porta e mi presenterò davanti a Dio. Mi è del tutto chiaro che la morte non è una fine. E quando, nell’aldilà, comparirò davanti al trono di Dio, voglio cadere in ginocchio ai Suoi piedi e ringraziarLo per avermi spezzato la colonna vertebrale».
Lo interruppi perplesso: «Cosa dici?». Egli rispose: «So quello che dico. Se questo non fosse accaduto, se Dio mi avesse lasciato continuare nel mio peccato, sarei precipitato all’inferno, in un’eterna perdizione. Nel Suo immenso amore, Dio ha quindi dovuto colpirmi così forte da spezzarmi la spina dorsale perché potessi incontrare Suo Figlio, Gesù. Attraverso Gesù sono diventato un felice figlio di Dio. Per questo voglio tanto ringraziarlo!».
Pronunciò poi una frase, che mi è rimasta impressa in modo indelebile: «È meglio appartenere a Gesù ed essere un figlio di Dio paralizzato, piuttosto che andare all’inferno con le gambe sane!». Io aggiunsi: «Mio caro amico! Vedi, Dio ti ha mandato una prova terribile. All’inizio dicevi con ira: “Dov’era Dio allora? Perché Dio non interviene?”. Ora, invece, hai compreso per quale scopo Dio ti ha mandato questo: ti ha voluto condurre a Gesù affinché Egli potesse portarti a Lui!».