La teoria dell’evoluzione, que nega a criação da vida, é uma falsidade absolutamente contrária ao fato científico. Ciência moderna, por meio de alguns de seus ramos, como a paleontologia, la biochimica e l’anatomia, rivela palesemente che tutti gli esseri viventi sono stati creati da un Creatore.
Na verdade, per osservare ciò non è necessario ricorrere ai complicati risultati ottenuti nei laboratori di biochimica o negli scavi geologici. I segni di una sapienza straordinaria sono visibili in tutti gli esseri viventi. Una tecnologia e progettazione mai raggiunta dagli esseri umani è presente nel corpo degli insetti o di un piccolo pesce nelle profondità dei mari. Alcuni esseri viventi, seppur privi di cervello, possono compiere lavori così complessi che neppure l’uomo è in grado di realizzare.
Questa grande sapienza, disegno e progetto che predomina su tutta la creazione fornisce senza dubbio la prova dell’esistenza di un supremo Creatore nelle cui mani è il governo dell’intera natura. Egli ha provvisto tutti gli esseri viventi di fattezze straordinarie e ha mostrato agli uomini i segni evidenti della Sua esistenza e del Suo potere.
Nelle pagine seguenti, esamineremo soltanto alcune delle innumerevoli prove della Creazione in natura.
Le api e le meraviglie architettoniche dei favi
Le api producono più miele di quanto ne abbiano bisogno e lo immagazzinano nei favi, la cui struttura esagonale è ben nota. Ci si è mai chiesti perché le api costruiscono favi esagonali piuttosto che ottagonali o pentagonali?
I matematici che hanno tentato di rispondere alla domanda sono pervenuti a un’interessante conclusione: “Un esagono è la forma geometrica più appropriata per il massimo uso di una data area.”
Una cella esagonale richiede la minima quantità di cera per la costruzione, mentre permette di immagazzinare la massima quantità di miele. Così le api si servono della più appropriata forma possibile.
Il metodo utilizzato per la costruzione del favo è parimenti incredibile: le api iniziano ad edificare l’alveare da due o tre punti differenti e contemporaneamente fabbricano i favi in due o tre file. Sebbene comincino da luoghi differenti, le api, assai numerose, costruiscono esagoni identici, qual, congiunti insieme successivamente, costituiscono i favi. I punti di congiunzione degli esagoni sono assemblati tanto abilmente da non permettere di cogliere la progressione delle operazioni.
Di fronte a questa performance straordinaria, si deve senza dubbio ammettere l’esistenza di una volontà superiore che provvede a queste creature. Gli evoluzionisti tentano di spiegare questi risultati con il concetto di “istinto”, presentandolo come un semplice attributo delle api. Nondimeno, se c’è un istinto all’opera, il quale guida tutte le api e permette che lavorino in armonia per quanto inconsapevoli l’una dell’altra, allora ciò presuppone l’esistenza di una Sapienza eminente a Cui spetta il governo di queste creature.
Architetti sorprendenti: le termiti
Nessuno può evitare di sorprendersi osservando un termitaio eretto sul terreno. Ciò accade in quanto i nidi di termiti sono miracoli architettonici che possono raggiungere l’altezza di 5-6 metri. In essi sono presenti sistemi sofisticati in grado di soddisfare tutti i bisogni delle termiti, le quali non possono mai apparire alla luce del sole a causa della loro struttura corporea. Nei termitai si trovano sistemi di ventilazione, canali, stanze per le larve, corridoi, aree per la coltivazione di funghi, uscite di sicurezza, camere per le temperature fredde o calde; in breve, Todos. La cosa più sorprendente è che le termiti che costruiscono questi nidi sono cieche.1
Nondimeno, vediamo che, comparando le dimensioni di una termite e il suo nido, esse realizzano con successo un progetto architettonico 300 volte superiore a loro.Le termiti hanno un’altra caratteristica sorprendente: se si divide in due parti un termitaio durante le prime fasi della costruzione e si ricompone dopo un certo periodo, si vedrà che tutti i passaggi, i canali e le strade si intersecano tra loro.
Le termiti proseguono il loro lavoro come se non fossero mai state separate e fossero dirette da un singolo centro.
Il picchio
Tutti sanno che il picchio costruisce il suo nido beccando i tronchi degli alberi. Ciò che molti non considerano, No entanto, è come non subisca alcuna emorragia cerebrale quando colpisce tanto energicamente con la testa. L’opera del picchio è in certo qual modo paragonabile a un uomo che pianti un chiodo nel muro con la testa. Se un uomo si avventurasse a fare qualcosa di simile, subirebbe probabilmente uno shock cerebrale a cui seguirebbe un’emorragia. Un picchio, No entanto, è in grado di beccare un duro tronco d’albero per 38-43 volte nell’arco di 2,10 e 2,69 secondi senza che nulla gli accada, in quanto la sua testa è stata creata adatta a questo scopo. Il cranio del picchio ha un sistema di “sospensione” che riduce e assorbe la forza dei colpi. Vi sono speciali tessuti ammorbidenti tra le ossa del cranio.2
Il sistema sonar dei pipistrelli
I pipistrelli volano nell’oscurità senza problemi per mezzo di un sistema di navigazione molto interessante. È il cosiddetto sistema “sonar”, per il quale le forme degli oggetti circostanti sono determinate grazie all’eco di onde sonore.Un uomo giovane può a mala pena cogliere un suono con una frequenza di 20000 vibrazioni al secondo. Un pipistrello munito di uno speciale “sistema sonar” fa uso di suoni la cui frequenza è pari a 50000-200000 vibrazioni al secondo. Invia questi suoni in tutte le direzioni 20 o 30 volte al secondo. L’eco del suono è così potente che il pipistrello non solo individua l’esistenza di oggetti sul suo cammino, ma determina anche la locazione della sua preda mentre questa è in volo.3
Le balene
I mammiferi hanno bisogno di respirare regolarmente, per questa ragione l’acqua non è un ambiente molto adatto. Nella balena, che è un mammifero marino, questo problema è risolto grazie a un sistema respiratorio molto più efficiente di quello di molti animali terrestri. Le balene espirano in una sola volta il 90% dell’aria che necessitano. In tal modo, esse hanno bisogno di respirare solo a lunghi intervalli. Allo stesso tempo, hanno una sostanza altamente concentrata detta mioglobina che le permette di immagazzinare ossigeno nei loro muscoli. Grazie a questi sistemi, la balenottera può immergersi fino a 500 metri e nuotare per 40 minuti senza respirare.4 Le narici della balena, por outro lado, sono poste sulla schiena a differenza dei mammiferi terrestri per poter respirare meglio.
La zanzara
Si pensa sempre alla zanzara come a un animale volante. Na verdade, la zanzara trascorre le prime fasi del suo sviluppo nell’acqua, da cui esce, grazie a un “progetto” eccezionale, provvista di tutti gli organi che necessita.
La zanzara inizia a volare con speciali sistemi sensori di cui dispone per determinare la posizione della sua preda. Per via di questi sistemi, ricorda un aeroplano da combattimento carico di rivelatori di calore, gas, umidità e odori. Ha anche la capacità di “vedere in conformità alla temperatura”, che le permette di scoprire la preda nella totale oscurità.
La tecnica di “suzione del sangue” avviene in maniera estremamente complessa. Per mezzo di un sistema a sei lame, la zanzara taglia la pelle come con una sega. Durante questo processo, una speciale secrezione intorpidisce i tessuti della ferita in modo tale che la persona non si accorga neppure di quanto sta avvenendo. Questa secrezione, allo stesso tempo, previene la coagulazione del sangue e assicura la continuità del processo di suzione.
Se mancasse anche uno solo di questi elementi, la zanzara non potrebbe nutrirsi di sangue e continuare a riprodursi. Per il suo progetto eccezionale, anche la più piccola creatura è un segno evidente della Creazione.
1. Grzimeks Tierleben Vögel 3, Deutscher Taschen Buch Verlag, Oktober 1993, p.92
2. David Attenborough, Life On Earth: A Natural History, Collins British Broadcasting Corporation, Junho 1979, p.236
3. David Attenborough, Life On Earth: A Natural History, Collins British Broadcasting Corporation, Junho 1979, p.240
4.”The Structure and Properties of Spider Silk”, Endeavour, Janeiro 1986, volume. 10, pp.37-43