Spurgeon: “Padre perdona”

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“E Gesù diceva: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34).

Quando pronunciò questa frase, il Signore Gesù stava provando le prime sofferenze derivanti dalla crocifissione; gli esecutori Gli avevano appena inchiodato le mani e i piedi alla croce. Egli doveva essere già estremamente provato e indebolito dalla precedente notte di agonia nel Getsemani senza considerare le frustate che Gli erano state inferte durante il giorno e le penose derisioni di Caiafa, Pilato, Erode e delle guardie pretoriane. Ciò nonostante né i dolori del recente passato, né le sofferenze del presente hanno impedito al nostro Salvatore di continuare a intercedere. L’Agnello di Dio era silenzioso davanti agli uomini, ma non davanti al Padre. Muto come una pecora davanti a chi la tosa, Egli non ha pronunciato una sola parola in Sua difesa davanti all’uomo, ma ha continuato a gridare nel Suo cuore al Padre e nessun dolore o debolezza avrebbero potuto far cessare la Sua supplica (cfr. Isaia 53:7).

Amati nella grazia, quale glorioso esempio ci pone davanti il nostro Signore! Preghiamo, fin quando il nostro cuore palpita e nessun tipo di sofferenza ci allontani dal Trono della grazia ma piuttosto ci avvicini ad esso.

Cessare di pregare significa rinunciare alle consolazioni divine che il nostro caso richiede e, di conseguenza, rischiare di cadere nella disperazione. Sotto le tensioni dello spirito e l’oppressione del cuore, aiutaci, o Signore, a continuare a rivolgerci a Te, e fa che i nostri passi non siano mai condotti lontano dal Tuo cospetto in preda alla disperazione. Il nostro benedetto Redentore è stato perseverante nella preghiera persino quando i chiodi hanno reciso i Suoi nervi e il martello ha fatto vibrare angosciosamente il Suo corpo. Tale perseveranza nella preghiera può essere spiegata solo dalla “consuetudine” che Gesù aveva dimostrato in passato per la preghiera; tale abitudine gli impediva di fermarsi, malgrado la situazione umanamente disperata che stava vivendo durante la crocifissione. Una simile capacità di intercessione poteva derivarGli solo da quelle lunghe notti trascorse su quella fredda montagna, da quel giorni spesi nella solitudine, da quelle continue esclamazioni che era solito elevare al cielo. Tutti questi aspetti avevano radicato in Lui una consuetudine così forte che neppure i tormenti più atroci hanno potuto annientare. In realtà si trattava di qualcosa di più di una semplice consuetudine; il Signore Gesù era immerso in uno spirito di preghiera, Egli viveva in esso ed esso in Lui: tale spirito era diventato un elemento della Sua natura. Egli è stato come una spezia preziosa che essendo arsa non cessa di emanare il suo profumo e sotto i colpi del pestello libera tutte le sue qualità più preziose e le fragranze più fini. Egli seppe sprigionare tutta l’essenza legata alla sua natura più intima e nascosta. Gesù pregava, così come un fascio di mirra emana profumo, così come un uccellino canta, non potendo fare altrimenti. La preghiera Lo avvolgeva come una veste e il Suo cuore ne era rapito. Possa questo essere il nostro esempio: non cessiamo mai di pregare, in qualsiasi circostanza, anche nelle prove più severe e nelle difficoltà più deprimenti.

Notate il fatto che il nostro Signore si rivolse al Padre. Non è privo di significato il Suo insegnamento già impartito riguardo alla preghiera da innalzare al Padre (cfr. Matteo 6:9), poiché nel nostro modo di pregare deve prevalere l’intimità con Dio. Sotto il peso delle sofferenze il nostro primo istinto ci fa pensare a Dio come a un severo giudice nel cospetto di un criminale, non già ad un padre amorevole che disciplina il proprio figlio. Il grido di Gesù, tuttavia, non tradisce alcuna esitazione: Egli è ancora Figliuolo e si rivolge a Dio chiamandolo “Padre”, come aveva già fatto nelle precedenti notti oscure e gravide di dolore. E qui, ancora una volta, la prima delle Sue sette, estreme espressioni comincia con la medesima parola: “Padre”. Possa lo Spirito Santo che ci fa esclamare “Abba, Padre” continuare ad operare nella nostra vita! Nessuno di noi possa essere sedotto dal nemico che suggerisce: “Se tu sei figliuolo di Dio…”, ma Satana stesso ci possa trovare trionfanti come lo fu Gesù nel deserto. Possa lo Spirito allontanare da noi ogni perplessità. Quando veniamo meritatamente puniti:

  • “Poiché qual è il figliuolo che il Padre non corregga?” (Ebrei 12:7)
  • restiamo nella paziente sottomissione al nostro Padre Celeste, evitando di cadere schiavi della ribellione che ci porta a dubitare della nostra adozione.

Inoltre, notate che Gesù non prega per Sé stesso. Egli dice infatti: “Perdona loro”. La Sua richiesta è per altri e sebbene si possa cogliere un lontano riferimento alle Sue sofferenze, esso è così remoto da apparire trascurabile. Oltre a ciò considerate che Egli non dice: “Io vi perdono”. Tale espressione è data quasi per scontata: Gesù sembra non risentire del male che sta subendo dai Suoi carnefici. Gesù completa in questo momento il Suo annullamento al punto da perdere la consapevolezza del danno che sta ricevendo. Cari fratelli, se si è verificato un solo caso nella vita del Figliuolo di Dio nel quale Egli avrebbe dovuto trascurare chiunque altro per pregare solo per sé, è stato senza dubbio questo, vale a dire il momento nel quale Egli cominciava a sperimentare gli spasimi della morte. Non ci saremmo meravigliati se qualunque uomo al Suo posto, pendente da una croce, avesse elevato la prima e anche l’ultima preghiera solo per sé, chiedendo la forza per superare momenti tanto ardui…ma non Lui. OsservateLo, fratelli, mentre apre la bocca per la prima volta dopo essere stato crocifisso intercedendo per gli altri! Ammirate quale grande cuore viene qui rivelato! Che animo compassionevole aveva Cristo mentre soffriva sulla croce! Quale mirabile e divino amore! Chi, nel pieno dell’agonia, avrebbe saputo elevare la prima delle sue suppliche a favore di altri, anziché di Sé stesso? Possa questo spirito disinteressato essere anche nostro, cari fratelli. Amiamo il nostro prossimo come noi stessi, seguendo l’esempio di altruismo e abnegazione che il Signore ci ha lasciato.

C’è ancora, in questo gioiello di sublime amore, un’altra pietra preziosa. Il Sole della Giustizia è sorto sul Calvario in tutto il Suo splendore.

Notate, infatti, che la Sua supplica non è stata elevata genericamente “per gli altri”, bensì per i Suoi nemici più crudeli. I Suoi nemici ho detto? Bene, va fatta un’ulteriore considerazione: la preghiera di Cristo non era rivolta a nemici che gli avevano recato del danno anni prima, ma a coloro che, essendo lì presenti, Lo stavano uccidendo. Il Salvatore non stava pregando “a sangue freddo”, dopo che il tempo poteva aver reso più sopportabili gli oltraggi, ma mentre le prime gocce di sangue stavano venendo fuori dalle Sue mani appena forate, e ancora, mentre il martello si colorava col sangue che schizzava abbondante dalle Sue piaghe ormai aperte. In quei momenti la Sua bocca pronunciava le benedette parole: “Padre, perdona loro”. Certamente queste parole avrebbero incluso anche i Suoi nemici più lontani, gli Scribi, i Farisei, Pilato, Erode, i Giudei, i Gentili, l’intero genere umano, poiché in un certo senso siamo stati tutti coinvolti in quell’omicidio. Tuttavia le persone più vicine, coloro che udirono la viva voce di Gesù e sui quali questa supplica fu versata a guisa di un prezioso aroma furono proprio i Suoi esecutori.

Quanto è sublime questa preghiera se viene vista sotto questo aspetto! È un caso unico, una vetta che si eleva su tutte le altre risplendendo di un chiarore ineguagliabile. Nessun altro aveva pregato così prima di allora. È anche vero che Abramo, Mosè e i profeti dell’Antico Testamento pregarono per gli empi, ma non per degli empi tanto colpevoli da inchiodare le loro mani e i loro piedi. È anche vero che tanti cristiani hanno elevato la medesima preghiera e come Stefano hanno supplicato: “Non imputar loro questo peccato” (Atti 7:60), ma tutti noi sappiamo bene da chi hanno imparato a farlo. Da chi mai ha imparato Cristo? Non è Egli l’incomparabile?

Sono state la Sua natura divina e la compassione radicata dentro di Sé a dettarGli quella memorabile supplica che per noi è un esempio, pur non avendo a Sua volta un modello a cui ispirarsi. Desidero adorare di cuore il Signore per questa preghiera: se non conoscessi nient’altro sul Suo conto all’infuori di queste tre parole, sarei costretto ad adorarLo ugualmente: esse mi convincerebbero e riempirebbero il mio cuore di riverente affezione.

Vi ho illustrato la prima delle sette espressioni che il Signore ha pronunciato dalla croce; adesso, tramite la guida dello Spirito Santo, cercheremo di trarre ulteriori insegnamenti che risultino utili per ciascuno di noi. Queste parole:

  1. Illustrano l’attuale opera di intercessione di Gesù Cristo.
  2. Mettono in evidenza l’utilità di tale preghiera nell’attività spirituale della chiesa.
  3. Sono un incoraggiamento per i perduti

 

1. L’ATTUALE OPERA DI INTERCESSIONE DI GESÙ CRISTO

Se Cristo ha pregato tanto tempo fa per i Suoi nemici, niente Gli impedisce di farlo anche ora: ciò che Egli ha fatto sulla croce sta continuando ancora oggi dall’alto del trono su cui è seduto. Sebbene Gesù si trovi nei luoghi altissimi e in una posizione regale, la Sua principale attività non è cambiata: Egli continua a presentare suppliche davanti al Trono eterno a favore dell’uomo colpevole, gridando: “Padre, perdona loro”. Il Suo modo di intercedere non è dissimile da quello usato sul Calvario, sicché il grido del Golgota ci aiuta a formarci un’idea del carattere della Sua intercessione.

Quest’ultima è legata, in primo luogo alla grandezza della Sua grazia. Coloro per i quali Gesù pregò non erano certo degli uomini meritevoli. Costoro non avevano fatto alcuna cosa che potesse suscitare nel Signore un’espressione di benevolenza, né si erano sforzati di servirLo, meritando così una particolare benedizione. Al contrario, erano enormemente indegni, avendo cospirato contro di Lui. Essi, come se non bastasse, Lo avevano crocifisso e maliziosamente stavano ancora lì ad osservare il modo in cui la Sua vita innocente si spegneva. Dunque, l’intercessione del Signore fu elevata a favore di persone che, ben lontane dall’esserne degne, erano totalmente immeritevoli anche solo di un pensiero propizio da parte del cuore del Salvatore.

Ovviamente non chiesero a Gesù di pregare; probabilmente non si sognavano neppure di esclamare:

“Intercedi per noi, o Re morente! Offri suppliche in nostro favore, o Figlio di Dio!” Ardisco pensare che queste stesse parole, appena udite, siano state addirittura ignorate e trattate con sdegnosa indifferenza o, forse, siano state prese come occasione di scherno. Probabilmente potrà sembrare troppo severo nei confronti dell’umanità supporre che sia possibile fare di questa meravigliosa espressione un motivo di ilarità, ma del resto la maggior parte degli atti perpetrati nei confronti di Cristo crocifisso non sono stati meno brutali.

Dunque, il nostro Salvatore ha elevato la Sua intercessione in favore di persone che non meritavano tanto, al contrario, erano degni di una maledizione; persone che oltre a non aver chiesto di pregare per loro, nel momento in cui udirono quelle meravigliose parole furono totalmente indifferenti all’amore di Gesù. Amici, ancora adesso, nel cielo, il nostro grande Sommo Sacerdote sta pregando per gli uomini colpevoli. Nessun uomo sulla terra merita la Sua intercessione. Egli non sta pregando col presupposto che l’oggetto della Sua intercessione sia meritevole. Egli è lì, quale Giusto che intercede per l’ingiusto. La Parola di Dio non dice: “Se qualcuno è giusto”, bensì: “Se alcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè Gesù Cristo, il Giusto” (1Giovanni 2:1). Ricordate, inoltre, che il nostro grande Mediatore intercede per quanti non hanno mai chiesto si pregasse per loro. Questi individui, ancora morti nei loro peccati, sono oggetto della Sua pietosa intercessione e mentre si beffano del Suo Evangelo, il cuore amorevole del Signore eleva suppliche affinché il Padre sia loro propizio. Per questo motivo, potete stare certi che rivolgendovi a Dio avrete la certezza che Egli vi accetterà per le suppliche che Cristo ha già elevato per voi. Se avete implorato il Signore affinché Egli sia il vostro Difensore, state tranquilli: perché mai Gesù dovrebbe rifiutarvi? Se Egli sta pregando per coloro che rigettano le Sue suppliche, a maggior ragione pregherà per voi che le stimate più preziose dell’oro! Sappiate che se in voi non dimorasse alcun bene e dentro di voi non poteste scorgere altro che male e cattiveria, nessuna di queste cose potrebbe elevare una barriera tra voi e il ministerio di intercessione di Gesù. Egli pregherà anche per voi. Venite, abbandonate la vostra causa nelle Sue mani; Egli troverà per voi delle giustificazioni che voi stessi non sareste in grado di trovare e Cristo porterà al Padre la vostra vita, come fece per i Suoi carnefici, dicendo: “Perdona loro”.

Una seconda caratteristica dell’intercessione di Gesù è connessa al Suo carattere consapevole delle circostanze. Notate, infatti, che Egli dice: “Non sanno quello che fanno”. Il nostro Salvatore esaminò a fondo i Suoi nemici, per trovare in loro qualcosa che potesse giustificarli, ma non riuscì a portare altro motivo a loro discolpa se non l’ignoranza. Ammirate con quanta attenzione Egli valuti le circostanze e le caratteristiche legate a coloro che Lo offendono! Cristo non è un avvocato distratto. Egli conosce il vostro stato attuale e l’esatta condizione del vostro cuore nei riguardi della tentazione che state attraversando. Più di questo, Egli previene la tentazione che sta per assalirvi e tiene in considerazione gli eventi futuri, osservandoli con il Suo occhio Onnisciente. “Simone, Simone, – diceva Gesù a Pietro – ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno…” (Luca 22:31, 32). Oh, quale tenerezza possiede il nostro Sommo Sacerdote! Egli ci conosce molto più di quanto riusciamo ad immaginare. Egli recepisce ogni dolore segreto e afferra ogni lamento occulto. Non dovrai preoccuparti del tuo modo di pregare: Egli metterà sulla tua bocca le parole adeguate, sebbene tu stesso, a volte, non sappia ciò di cui hai bisogno Egli, che conosce ciò che è nella mente del Padre, scruterà i tuoi pensieri più nascosti e troverà delle giustificazioni che tu stesso ignori. Anche se la tua anima fosse assediata dalle tenebre più fitte, il Signore Gesù è pronto a presentare al Padre le giustificazioni adeguate al tuo caso e inoltrare le Sue petizioni in tuo favore davanti al Trono della Grazia. La Sua intercessione, come potete notare, è attenta e ben ponderata.

Inoltre essa è seria e accorata. La preghiera che Gesù elevò in favore dei Suoi esecutori deve aver perforato il cielo, essendo piena di fervore. Potete stare certi che il nostro Signore è molto serio e premuroso quando intercede per noi. Gesù teneva a tal punto alla salvezza dei Suoi nemici, da trovare per loro un motivo di giustificazione che un cuore superficiale o meno vigile non sarebbe stato in grado di individuare. Gesù conosceva la vera condizione in cui versavano i Suoi nemici: “Non sanno quello che fanno”. Ma del resto questa non poteva essere una giustificazione. L’ignoranza delle persone che circondavano Gesù morente era veramente ostinata. Essi avrebbero dovuto riconoscere in Gesù i segni del Signore della gloria. I libri della Legge di Mosè erano forse poco chiari? Il profeta Isaia non era stato forse abbastanza comprensibile quando descrisse con impressionante cura l’agonia del Messia? Nonostante tutto questo il Salvatore, con la disinvoltura che accompagna un cuore premuroso, trasforma un motivo di condanna in una giustificazione. Oh, quanto sono efficaci le Sue suppliche e con quanto amore sono elevate! Ricordiamoci sempre: le preghiere di Gesù non sono diventate meno partecipi o meno intense adesso che Egli si trova in cielo. No, fratelli: il cuore di Cristo è ancora impegnato, con la stessa premura, a trattare con il Padre in nostro favore. Egli non è un intercessore disattento, ma “per amore di Sion Egli non si tace e per amor di Gerusalemme Egli non si dà posa finché la sua giustizia non apparisca come l’aurora, e la sua salvezza come una face ardente” (cfr. Isaia 62:1).

È interessante notare, in quarto luogo, che la Sua preghiera ci fa comprendere la natura dell’attuale intercessione e in particolare della sua costanza, perseveranza e continuità. Come ho fatto prima rilevare, se il nostro Salvatore avesse dovuto scegliere un momento nel quale smettere di pregare, questo sarebbe dovuto essere quello nel quale i Suoi carnefici Lo stavano inchiodando alla croce. Invece, dobbiamo riconoscere che nessun tipo di peccato è riuscito a legare la lingua del nostro Amico e prezioso intercessore. Quale grande conforto in tutto questo! Hai peccato, hai rattristato lo Spirito di Dio, ma non sei stato in grado di frenare l’intercessione di Gesù in tuo favore. Forse sei stato infruttuoso e come l’albero sterile la scure del padrone è pronta ad abbatterti, ma la tua mancanza di frutto non dissuaderà il Redentore dal Suo compito di intercessore e non Lo smuoverà dal Suo posto. In questo momento Egli si sta interponendo fra te e il Padre gridando: “Lascialo ancora quest’anno” (Luca 13:8).

Peccatore, hai provocato a lungo il tuo Dio andando di male in peggio, hai rigettato per tanto tempo la Sua grazia, ma né la tua condotta ingiuriosa, né l’ingiustizia, né l’infedeltà dissuaderanno Cristo dal prendersi a cuore la tua causa. Finché esisterà sulla terra anche solo un peccatore, il grande intercessore pregherà per lui. Queste sono solo delle considerazioni, ma ti aiuteranno, almeno spero, a realizzare l’efficacia dell’opera del nostro grande Sommo Sacerdote. Medita ancora su questo aspetto, perché questa tenera preghiera di Gesù è il modello di quelle celesti. Egli nella Sua infinita sapienza, chiede per noi le cose migliori, ciò di cui abbiamo veramente bisogno. Nel caso che stiamo considerando, una cosa era veramente necessaria. Gesù non ha detto: “Padre, illuminali perché non sanno quello che fanno”: costoro non avevano bisogno di comprendere quello che stavano facendo, perché ciò avrebbe causato in loro una tortura interiore aprendo sotto di loro un abisso infernale; ma Egli disse: “Perdonali”. Le gocce del sangue che scorreva dalle Sue ferite si unirono a questa preghiera e Dio la udì. La prima grazia di cui i peccatori necessitano è proprio il perdono. Cristo, nella Sua sapienza, prega in primo luogo per le cose più vantaggiose; Egli intercede con saggezza e attenzione. Lascia che si prenda cura dite, poiché Egli sa cosa chiedere alla mano del Padre. Va’ al trono della grazia e spandi le tue richieste e i tuoi desideri nella maniera che ritieni più opportuna, ma dopo abbi la cura di aggiungere: “Signor Gesù, non rispondere alle preghiere che non si accordano con il Tuo divino discernimento, e se in qualcosa non sono riuscito a esprimere ciò che desidero, correggi la mia supplica, poiché i Tuoi pensieri sono infinitamente più saggi dei miei”. È bello avere un amico a corte che rettifica le nostre richieste prima di presentarle al grande Re. Credo che nessuna preghiera giunga al Padre imperfetta: dopo l’intervento di Gesù niente deve essere aggiunto e niente deve essere tolto. Ciò è possibile non già perché le preghiere del Suo popolo siano perfette, ma perché sono rese perfette dal grande Mediatore, il quale fa in modo che esse diventino impeccabili tramite la Sua infinita sapienza, affinché tali preghiere, in armonia con la stessa mente di Dio, possano essere esaudite.

Questa memorabile preghiera è modello di quelle celesti perché è risultata efficace. Molti di coloro per i quali Gesù pregò dalla croce furono perdonati. Ricorderete come Egli ordinò ai Suoi discepoli di predicare l’Evangelo “cominciando da Gerusalemme” (Atti 1:8) e in quei giorni, quando Pietro si alzò con gli undici dopo la discesa dello Spirito Santo e accusò i presenti che “per mano di iniqui” avevano ucciso Gesù inchiodandoLo al legno, tremila fra coloro che erano stati personalmente accusati di complicità nel delitto diventarono credenti in Cristo e furono battezzati nel Suo nome (cfr. Atti 2:4 1). Quell’episodio glorioso fu la prima risposta alla preghiera di Gesù. Inoltre diversi sacerdoti furono presenti alla crocifissione, e infatti troviamo scritto: “Anche una gran quantità di sacerdoti ubbidiva alla fede” (Atti 6:7) e questa è un’altra risposta alla preghiera.

Sebbene tutta l’umanità, simbolicamente, abbia avuto la propria responsabilità riguardo alla morte di Gesù, il Vangelo fu, comunque, predicato prima ai Giudei e in un secondo tempo anche ai Gentili. L’intercessione di Cristo ha avuto lo stesso effetto che crea un sasso lanciato al centro di uno stagno: prima un piccolo cerchio, in seguito una circonferenza più larga e infine un’innumerevole serie di piccole onde che si diffondono per tutta la superficie dello specchio d’acqua. Infatti, la Sua supplica ha avuto un primo effetto tra i giudei e i sacerdoti, in seguito tra i romani e attualmente ha raggiunto l’umanità intera, in modo che milioni di uomini sono diventati credenti; e tutto grazie alla Sua unica intercessione: “Padre, perdona loro”. Gesù non ha mai pregato invano: è stato vittorioso perfino quando le Sue mani erano forate e i Suoi piedi inchiodati; quanto più lo può essere adesso che indossa la corona regale, impugna lo scettro ed è proclamato Re dei re e Signore dei signori!

Se le lacrime e le suppliche della sofferenza sono state così potenti, che dire adesso che il Figlio di Dio si trova davanti alla presenza del Padre spiegando il patto di sangue stipulato con Lui? Credete in Cristo con tutto il cuore! Venite pure, e chiedete a Cristo di pregare per voi. Voi che non potete pregare, venite, chiedete a Gesù di intercedere in vostro favore! Voi con il cuore rotto e le membra stanche, voi che siete ormai senza speranza, venite a Colui che può fondere le vostre preghiere con le Sue per farle salire al Padre come una raffinatissima fragranza. State certi che Egli accetterà voi e le vostre preghiere nel Suo amato Figlio.

2. L’UTILITÀ DI TALE PREGHIERA NELL’OPERA SPIRITUALE DELLA CHIESA

Il modello della Chiesa è Cristo. Egli non è venuto nel mondo per essere servito, ma per servire; non per essere onorato, ma per onorare gli altri. La Sua Chiesa deve comprendere che essa non si trova sulla terra per ottenere benessere e onori, né per cercare un potere temporaneo: la sua missione è quella di vivere disinteressatamente e se è necessario, perfino di morire disinteressatamente per la liberazione delle anime perdute e per la salvezza di ogni bisognoso. Fratelli cari, la preghiera di Gesù dalla croce fu disinteressata. In essa Egli non menzionò Se stesso. Così deve essere la vita di preghiera della Chiesa: nient’altro che un’intercessione attiva e costante nei confronti dei peccatori. La Chiesa non ha ragione di esistere se vive per sé stessa o per i suoi ministri. Potete immaginare delle riunioni organizzate unicamente per dare lavoro a dei ministri? Concepite l’idea che la Chiesa esista semplicemente per dare una retribuzione ai suoi servi? Amati nel Signore, questi locali di culto non sono stati costruiti per far parlare tutte le domeniche dei brillanti personaggi dai loro pulpiti, ne per far guadagnare loro il consenso dei loro ammiratori. No, lo scopo della Chiesa è ben diverso. Questi luoghi di adorazione sono stati costruiti affinché vi sediate in maniera confortevole per ascoltare qualcuno che vi faccia trascorrere una piacevole domenica. Una chiesa che nutre interessi diversi dal far del bene alle anime derelitte e raggiungere le parti più malfamate della città è tale da non avere ragione di esistere. Una chiesa che non si sforza di debellare il paganesimo, di combattere il male, di distruggere l’errore, di sbaragliare la falsità; una chiesa che non si mette dalla parte dei poveri, non denuncia l’ingiustizia e non innalza la verità, non ha alcuna ragione di essere chiamata tale. Come la gloria di Cristo fu quella di spogliarsi della Sua gloria, allo stesso modo la gloria della Chiesa consiste nell’abbandonare la sua dignità e nello stimare un premio maggiore, quello di cercare i diseredati, rovistando nella melma per cercare i gioielli per i quali Cristo versò il Suo sangue! Questa è la gloria della Chiesa: riscattare le anime dalla perdizione e condurle a Dio, alla speranza, al cielo. Che la Chiesa del Signore possa sempre sentire viva dentro di sé questa realtà! Abbia pure i suoi pastori e i suoi anziani, siano pure sostenuti e sia fatto tutto per amore di Cristo, nell’ordine e nel decoro; ma il fine ultimo della Chiesa sia solamente la conversione dei perduti, l’insegnamento degli ignoranti, l’aiuto dei poveri, il mantenimento della rettitudine, la sconfitta del male e l’espansione del Regno del nostro Signore Gesù Cristo.

La preghiera del nostro Signore ha avuto un obiettivo di grande spiritualità. Notate, infatti, che per queste persone non viene presentato che un bisogno della loro anima: “Padre, perdona loro”. La Chiesa farebbe bene a pensare che il suo combattimento non è contro carne e sangue, ma contro le forze della malvagità (cfr. Efesini 6:12), e che ciò che ella deve dispensare non è la giustizia umana, ma quella divina attraverso la quale i cuori vengono conquistati a Cristo e la loro vita viene sottomessa alla Sua verità. Da parte mia credo che più la Chiesa cercherà di raggiungere, in preghiera, il perdono dei peccatori, più si condurrà in modo santo. Più cercherà, attraverso la sua vita di preghiera, di insegnare ai trasgressori cosa sia il peccato, a quali conseguenze andrà incontro e quale effetto abbia su di esso il sangue di Cristo, più agirà nel bene.

Avanzate come un solo uomo, fondando la radice della vostra esistenza unicamente nel perdono dei peccatori. Prendete pure parte nel cercare di debellare i mali che affliggono l’umanità, ma più di ogni altra cosa, siate impegnati personalmente nei riguardi delle coscienze degli uomini, sapendo che dovranno comparire davanti all’Iddio eterno. Niente vi distolga da questo compito. Proclamate ai peccatori che il peccato li renderà dannati, che soltanto Cristo li può salvare e fate di questo la ragione della vostra esistenza, ripetendo in ogni tempo: “Padre, perdonali, perdonali! Fa che sappiano come ottenere il perdono. Fa che siano veramente perdonati e fa che io non possa mai smettere di pregare per loro (a meno che non abbia la certezza che Tu abbia perdonato, anche “il peggiore dei colpevoli”!).

La preghiera del nostro Salvatore insegna alla Chiesa che finché il suo spirito sarà altruista e il suo obiettivo sarà spirituale, la portata della sua missione sarà illimitata. Cristo pregò per i malvagi, per i più efferati criminali, per quella massa di profani che circondavano la Sua croce! Egli pregò per gli ignoranti. Gesù non ha detto: “Perdona loro, perché non sanno quello che fanno”? Il Signore pregò per i Suoi persecutori, le persone che più Gli erano nemiche. Chiesa di Dio: la tua missione non è per l’élite, per coloro che con rispetto e ammirazione ascoltano le tue parole e apprezzano ogni sillaba dei tuoi insegnamenti; la tua chiamata non è per coloro che ti trattano con gentilezza e affezione, voglio dire non solo per loro, sebbene certamente anche per loro come per gli altri; la tua più grande vocazione, o Chiesa, è per le prostitute, i ladri, i bestemmiatori e gli ubriaconi, per la gente più depravata e dissoluta. Se nessuno si cura di loro, la Chiesa è chiamata a farlo e se c’è qualcuno che deve avere la precedenza nelle sue preghiere, si tratta proprio di coloro che spesso sono abbandonati a loro stessi.

Dobbiamo considerare con attenzione gli ignoranti. Non è opportuno che il predicatore parli in modo da farsi comprendere solo dalla gente istruita; egli deve pensare anche a coloro ai quali le più comuni frasi di teologia sono incomprensibili alla stregua di una lingua sconosciuta. Bisogna predicare in modo da ottenere l’attenzione di tutti e in particolare di coloro che non sono in grado di comprendere un linguaggio troppo ricercato, per evitare che questi ultimi, stanchi di non comprendere nulla, si allontanino senza aver udito la Buona Novella.

L’Evangelo è indirizzato altresì a coloro che si oppongono alla verità; così facendo si mirerà al cuore degli stessi nemici. Nessuno ha maggiormente bisogno di Cristo di colui che si oppone al Suo Evangelo. “Padre, perdona loro; prima di perdonare tutti gli altri, Ti prego, perdona loro”. Dunque, anche la Chiesa deve essere premurosa come Cristo, e di conseguenza, deve trovare ogni minimo fondamento di speranza che possa essere usato in favore dei peccatori.

Deve essere, inoltre, una preghiera piena di fiducia e, senza dubbio, mai la chiesa ha avuto modo di essere fiduciosa come in questa era. Dico questo perché se l’ignoranza può essere una giustificazione davanti a Dio, allora guardate al mondo intero: milioni di persone non hanno mai ricevuto l’annuncio della redenzione divina.

Perdona loro, o grande Dio, perché non sanno quello che fanno. Se l’ignoranza può essere una occasione per sperare nel perdono di Dio, allora c’è speranza sufficiente per il mondo intero. Quanti intorno a noi considererebbero le più semplici verità dell’Evangelo una grande novità? Cari nel Signore, è triste pensare che questo mondo giace sotto una cappa di ignoranza, ma la nostra tristezza è cambiata in speranza quando ci rendiamo conto che la nostra preghiera per i perduti è appoggiata da quella del nostro Signore, il quale prima di noi ha gridato: “Perdona loro perché non sanno quello che fanno”.

Il compito della Chiesa è quello di cercare con scrupolosa attenzione il più ignorante e il più dissoluto dei peccatori. Essa non dovrebbe mai stancarsi di fare il bene. Se il Signore dovesse tornare domani, non ci sarebbe ragione per perdere tempo in discussioni vane o letture poco edificanti, o nell’incontrarsi per il semplice piacere di vedersi, dimenticando le miriadi di anime perdute. Se è vero che il mondo sta andando di male in peggio, questo non modifica la mia condotta di cristiano e non cambia il mio dovere di servire. Possa il Signore tornare al più presto: se starò lavorando per Lui, quando apparirà sarò trovato preparato. Il lavoro della Chiesa è per le anime perdute. Se essa si fermerà a contemplare, come vorrebbero tanti “profeti” del nostro tempo, se cesserà di adempiere al suo mandato per indulgere in speculazioni senza fine, essa sarà confusa quando il Signore tornerà dal cielo, ma se continuerà ad operare per Lui per la salvezza dei perduti, allora sarà ben felice di incontrare il suo Sposo.

Questo capitolo è troppo breve per un soggetto tanto vasto quale quello che mi ero preposto, ma spero che le mie parole siano potenti come tuoni e che producano in voi un senso di responsabilità accecante come un lampo. Ho voluto ammonire ogni credente sulla responsabilità individuale che implica l’appartenenza alla Chiesa di Cristo. Cari fratelli, non dovete vivere per voi stessi; potrete mettere da parte del denaro, crescere i vostri figli, costruire delle case, guadagnarvi il pane quotidiano, ma non dimenticate mai qual è il vostro compito primario che rende simili a Cristo, come deve comportarsi chiunque è stato riscattato dal sangue di Gesù. Cominciate a vivere per gli altri, fate comprendere a tutti che il fine della vostra esistenza non è incentrato su voi stessi, ma sugli altri, affinché Cristo possa essere soddisfatto di voi vedendo la Sua stessa immagine riflessa nella vostra vita.

3. UN INCORAGGIAMENTO PER I PERDUTI

Leggete attentamente queste frasi. Cercherò di renderle in modo sintetico ma efficace. Alcuni di voi non sono salvati. Ora, alcuni di voi sono stati nell’ignoranza, In maniera tale che quando hanno peccato non sapevano neppure ciò che stavano facendo. Forse vi rendevate conto di essere persone indegne, ma non conoscevate le conseguenze eterne del vostro peccato. Non avete mai pregato, non avete mai letto la Bibbia, non avete dei genitori convertiti. Adesso state cominciando ad essere ansiosi pensando al vostro destino eterno. Vi avverto che la vostra ignoranza in sé non vi giustifica, altrimenti Gesù non avrebbe chiesto al Padre il perdono per i Suoi nemici, ma comunque non vi toglie ogni speranza. Dio è passato sopra i tempi dell’ignoranza, ma adesso Egli vi comanda di pentirvi. Portate, dunque, dei frutti degni di ravvedimento. L’Iddio che, nell’ignoranza, avete dimenticato, è Colui che è disposto a perdonarvi. Il messaggio dell’Evangelo è molto semplice: credi nel Signor Gesù che è morto per i peccatori e sarai salvato. Oh, possa Dio aiutarvi a realizzare questa verità proprio in questo momento e voi sarete delle persone completamente diverse, nascerete di nuovo, sarete nuove creature in Cristo.

Ma, ahimè, cari amici, ci sono alcuni per i quali neppure Cristo stesso può elevare la supplica che elevò per i Suoi carnefici, perché queste persone sanno molto bene ciò che stanno facendo, ed ogni sermone che odono, ogni parola che procede da Dio non fa che aggiungere maggiore responsabilità e allontana da loro ogni scusante. Voi sapete che cos’è il mondo e chi è Cristo, e sapete che non si può servire entrambi. Sapete bene che ci sono i piaceri del male e quelli del cielo, e che non li potete avere entrambi. Che lo Spirito Santo torni a illuminarvi della stessa luce che vi diede un giorno, affinché possiate tornare alla vera sapienza! Decidetevi adesso, ancora una volta, per Dio, per Cristo, per il cielo. Possa il Signore convincervi adesso, per amor del Suo nome.

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  1. Lilla dice

    Carissima sorella, questo scritto è bellissimo! Ho visto su un altro sito che è tratto dal libro “Invito alla preghiera” di Wim Malgo…mentre qui c’è scritto che è tuo. Puoi darmi delucidazioni in merito?
    Ti ringrazio e che Dio ti benedica per ciò che fai nell’opera di evangelizzazione.
    Manuela

    1. ChristianFaith dice

      Carissima, no non c’è scritto che è mio, ho solo dimenticato la bibliografia. Questo mi accade per la fretta quando pubblico un post dopo l’altro. Grazie a te per aver commentato 🙂

      1. Lilla dice

        🙂

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